Articolazione del ginocchio
formata da femore e tibia; rotula facilita meccanicamente azione quadricipite
durante estensione del ginocchio.
È stabilizzata da diversi
legamenti: collaterale mediale (LCM), collaterale laterale (LCL), crociato
anteriore (LCA), crociato posteriore (LCP).
LCM e LCL proteggono
articolazione durante sollecitazioni in direzione mediale-laterale; LCA e LCP
prevengono abnormi translazioni lungo asse antero-posteriore. LCM e LCA sono
spesso coinvolti contemporaneamente in eventi traumatici. Lesioni di LCP e LCL
sono le più difficili da trattare.
Classificazione:
I GRADO: sofferenza
a livello microfibrillare, ma senza evidenti segni di elongazione del
legamento.
II GRADO: legamento
ha subito distrazione ed è presente rottura parziale fibre.
III GRADO: rottura
completa, legamento diviso in due monconi.
Valutazione stabilità
articolare:
LCA: test di Lachman,
valutazione cassetto anteriore, pivot shift test
LCM: test di sollecitazione
in varo-valgo
LCP: test del cassetto
posteriore, test attivo quadricipite
LCL: valutazione instabilità
posterolaterale, si avvale di pivot shift eseguito in senso inverso
Artrocentesi: aspirazione
liquidi mediante ago.
LESIONI DEI LEGAMENTI
Legamento crociato anteriore (LCA)
Più comuni lesioni del
ginocchio.
Anatomia. Stabilizzatore
durante normale movimento lungo la fisiologica escursione articolare. Peso
medio di 20 g e lunghezza 35 mm. Si inserisce su versante posteriore della
superficie mediale del condilo femorale laterale. Distalmente si inserisce a
livello di una depressione localizzata frontalmente e lateralmente alla porzione
centrale del ginocchio (la spina tibiale anteriore). Inserzione tibiale più
ampia di quella anteriore.
È un legamento
intraarticolare circondato da sinovia, ben vascolarizzato, contiene
terminazioni nervose con funzione propriocettiva.
Biomeccanica e funzione. Sopporta un peso di 220 kg. Previene traslazione
anteriore della tibia rispetto al femore. Assorbe il 75% della forza diretta
anteriormente nell’estensione completa; 87% a 30° di flessione, 85% a 90°.
In ginocchia con deficit LCA:
strutture extraarticolare compartimento mediale si oppongono a movimenti di
traslazione anteriore; LCL si oppone a movimenti di traslazione anteriore
unicamente in estensione.
Insieme a LCP oppone
resistenza e limita iperestensione, iperflessione e rotazione interna.
Dinamica traumi. In seguito ad impatti in torsione, rotazione interna, iperestensione. Concomitanza
lesioni LCA e LCM si può verificare quando trauma è diretto lateralmente
rispetto al ginocchio; ciò determina sollecitazione del ginocchio in valgo e
rotazione esterna. Stessa lesione potrebbe esser determinata da impatto diretto
su lato mediale del piede.
Lesione combinata LCA e LCL
si può verificare quando impatto avviene su versante mediale del ginocchio, e
forza il ginocchio in varo, quindi in rotazione interna. Si possono verificare
lesioni LCA con avulsioni ossee.
Sintomi & diagnosi. Lesione LCA deve essere sospettata sempre in presenza
di ogni trauma in rotazione o flessione,
diretto o di rapida decelerazione. Il paziente può aver sentito un ‘crac’. Ginocchio può rivelare cedimenti
(non farsi trarre in inganno: dopo primo trauma, spesso, atleta è in grado di
lasciare campo camminando). Col tempo si possono rivelare cedimenti articolari.
Versamento può comparire a poche ore
dal trauma (versamento è risultato di emartro, che nel 70% dei casi è dovuto a
LCA). Se con artrocentesi si rileva presenza sangue è probabile lesione LCA.
Escursioni articolari attive e passive risultano limitate. Test del cassetto
anteriore, con ginocchio a 20-30 ° di flessione e la tibia in
posizione neutra rispetto a rotazione, risulta positivo. Stesso test con
flessione a 70-90° e ginocchio in rotazione neutra o intrarotazione è
positivo. Deve essere esaminata anche articolazione
femororotulea. Necessario anche un controllo
radiologico per escludere lesioni ossee. Artroscopia fornisce diagnosi decisiva, ma è spesso eccessiva, in
quanto diagnosi può esser definita prima.
Trattamento.
Protocollo trattamento deve essere adeguato a gravità lesione, età, tipo
attività paziente, capacità recupero paziente.
Età: possono essere trattati chirurgicamente anche 50enni
e 60enni se particolarmente attivi.
Approccio chirurgico
consigliato in pazienti molto attivi, anche perché maggiormente motivati ad un
recupero attivo. Persone meno attive possono convivere con problema senza
intervento.
Lesioni LCA spesso associate
a lesioni uno o entrambi menischi: quando lesione meniscale riparabile è
associata, si consiglia ricostruzione LCA e sutura meniscale. Lesione meniscale
si verifica di frequente se legamento non viene riscostruito. In paziente con
lesione invetrata LCA si può procedere ad asportazione parte lesa del menisco.
Fondamentale la
collaborazione del paziente: deve essere motivato e collaborativo nella
riabilitazione.
Trattamento conservativo. Pazienti poco attivi preferiscono trattamento
conservativo a chirurgico. Un approccio di questo tipo non è privo di rischi:
ulteriori episodi instabilità possono peggiorare situazione.
Gestione precoce dell’evento
traumatico con controllo del versamento (evitare mezzo contenzione steccato),
ghiaccio, farmaci antinfiammatori, bendaggio.
Introduzione, prima possibile,
esercizi funzionali (ciclismo, nuoto). Evitare attività ad alto rischio per
6-12 settimane. Utilizzare tutore per ritorno ad attività con rischio torsione
(permette a paziente di acquisire sicurezza). Bendaggi non danno stabilità con
certezza, quindi devono essere riservati ad atleti con occasionali episodi
instabilità.
Esame chirurgico necessario
quando sono presenti piccole lesioni meniscali.
Principi riabilitazione. Riabilitazione successiva a chirurgia di LCA inizia
con precoci esercizi di mobilità articolare.
Muscoli più importanti:
quadricipite e ischiocrurali (secondi lavorano come antagonisti LCA).
Durante rieducazione può
esser utilizzato tutore.
Ciclismo è sicuro nella
riabilitazione; pazienti possono cominciare quando mobilità articolare
raggiunge 100°. Corsa spesso possibile dopo 2 mesi, mentre attività che
prevedono torsione consentite 4-6 mesi dopo intervento.
Legamento collaterale mediale (LCM)
Legamento che più
frequentemente subisce lesioni. Molte di queste non giungono mai ad osservazione
medici.
Anatomia. Tre
componenti di LCM: LCM superficiale, LCM profondo e legamento obliquo.
LCM superficiale: origina da
condilo femorale mediale anteriormente e turbercolo, andando ad inserirsi sotto
rima articolare, su porzione anteromediale della tibia, sotto inserzione zampa
d’oca. LCM è in tensione durante rotazione interna.
LCM profondo è una corta
formazione, fissata al menisco sottostante LCM. Stati profondo e superficiale
spesso uniti prossimalmente.
Legamento posteriore obliquo
è legamento capsulare inspessito, che origina su condilo e si inserisce
medialmente al di sotto di rima articolare. È unito a corno posteriore del
menisco mediale. Struttura importante per mantenimento della stabilità mediale.
Legamento posteriore obliquo si rilascia in flessione.
Principale funzione LCM: resistere a sollecitazioni in valgo, e rotazione
esterna tibia rispetto a femore.
Sintomi & diagnosi. Dolore si manifesta al momento della lesione (assenza
di dolore non esclude lesione grave, lesioni minori possono causare dolore
maggiore rispetto a lesioni gravi). Frequente nel calcio è nel football
americano: dovuta a impatto laterale su regione distale della coscia o
prossimale della gamba.
Capacità di camminare può
essere compromessa; gonfiore non è frequente. Dolore a palpazione comunemente
frequente.
Valutazione lassità con test
di sollecitazione in valgo è importante:
grado 0: normale, senza
apertura articolare
grado 1: 1-4 mm apertura
articolare
grado 2: 5-10 mm apertura
articolare
grado 3: 10-15 mm apertura
articolare
Quando è presente un’evidente
instabilità mediale deve essere eseguito il test di Lachman per valutare stabilità
di LCA. Lesione di III grado di LCM è associata nel 95% dei casi a lesione LCA.
Trattamento. Lesioni
acute isolate di I e II grado possono essere trattate in modo conservativo con
riabilitazione precoce. Può essere utile un tutore.
In caso di lesione combinata
con LCA deve essere effettuata una ricostruzione intraarticolare del crociato.
Complicanze e ritorno a pratica sportiva. Complicanze sono rare. La ripresa dell’attività
sportiva è concessa non appena l’atleta vi si approcci senza disagio. In una
distorsione di I grado può riprendere dopo 1-2 settimane. II grado 2-4
settimane. III grado necessitano di un’accettabile stabilità alla
sollecitazione in valgo e di riacquisire l’80% della forza nei test
dinamometrici.
Lesioni associate LCA-LCM. Orientamento generale: trattamento dapprima della
lesione LCM con programma di riabilitazione funzionale. Dopo ci si dedica a
lesione LCA, solitamente con trattamento chirurgico. Qualsiasi intervento
chirurgico su LCM deve essere effettuato entro 2 settimane dalla lesione; LCA
può esser ricostruito contemporaneamente.
Lesioni legamento crociato posteriore (LCP)
Non sono lesioni molto
frequenti.
Anatomia. È
foggiato a ventaglio, stretto nella porzione centrale, aperto a ventaglio
superiormente e con minore estensione inferiormente. Origina nella superficie
posteriore della tibia e si dirige verso l’alto ed anteromedialmente per
inserirsi sulla parete laterale del condilo femorale mediale. Formato da un
fascio anteriore più grande, che è teso in flessione e rilasciato in estensione,
e da uno inferiore più piccolo, che è teso in estensione e rilasciato in flessione.
Nel 70-100% delle ginocchia
c’è anche legamento meniscofemorale
anteriore o posteriore.
LCP è un legamento
intraarticolare, ma possiede un’inserzione distale extraarticolare.
Biomeccanica e funzione. LCP è più forte di LCA. Relativamente teso
nell’estensione completa, raggiungendo massimo rilasciamento a circa 30° di
flessione.
Funzioni svolte sono:
contrastare forze di traslazione posteriore, resistere all’iperestensione,
limitare rotazione interna, limitare iperflessione, prenire movimenti in varo e
valgo.
Dinamica del trauma. La causa più comune di una lesione è rappresentata da
forza diretta posteriormente su faccia anteroposteriore di un ginocchio flesso.
Una lesione di LCP si può
verificare quando ginocchio dell’atleta è in iperflessione mentre il piede è in
flessione dorsale.
Sono di frequente avulsioni e
rotture dell’inserzione tibiale.
Diagnosi. Segno
di cedimento posteriore.
Il test del cassetto posteriore
rivela la significativa traslazione posteriore del piatto tibiale rispetto al
femore a ginocchio flesso di 90°. Tibia deve rimanere in rotazione neutra. Se
si evidenzia un incremento di torsione tra 3 e 10mm c’è una lesione completa di
LCP (necessario trattamento chirurgico).
Test attivo del quadricipite:
paziente è supino, ginocchia a 90° di flessione. In questa posizione la tibia
subisce una traslazione se vi è deficit di LCP.
Trattamento. Lesioni LCP con avulsione ossea:
riduzione a cielo aperto e ancoraggio interno; o fissaggio con viti.
Lacerazioni isolate
interne: in queste lesioni si usa
spesso trattamento riabilitativo con riabilitazione aggressiva. Importante il
potenziamento del quadricipite. Risultato a breve termine è spesso
soddisfacente se si mantiene un buon tono muscolare. Se traslazione posteriore
non è ostacolata da quadricipite il risultato, a lungo termine, può essere
artrosi del compartimento mediale e dell’articolazione femororotulea.
Lesioni associate LCA-LCL. Sono le più invalidanti. Devono essere trattati
contemporaneamente con ricostruzione.
Lussazione del ginocchio. Maggior parte di queste lesioni dovute ad incidenti da
strada. Nel 30% dei casi si producono lesioni associate ai vasi sanguigni,
frequenti le lesioni nervose. Importante ridurre immediatamente lussazione,
causa possibile ischemia carico gamba. Dopo riduzione arterie devono essere
esaminate con arteriografia. Questa lussazione richiede, quasi sempre, ricovero
ospedaliero. Se arteria ha subito lesione necessario intervento con bypass.
Lussazione determina rottura
vari legamenti, a seconda della direzione di questa: spesso si rompono LCP e
LCA insieme ad uno dei collaterali.
È una lesione gravissima:
molti hanno difficoltà per tornare a vecchi livelli. Per tornare a sport tra
10-12 mesi.
LESIONI MENISCALI
Anatomia generale. Menischi laterale e mediale, sono cunei di cartilagine a forma di C,
tra condili femorali e tibia. Menisco mediale ha forma a c più accentuata.
Spesso menisco ha margine periferico convesso e sottile margine interno
concavo. Porzione anteriore è più stretta della posteriore. Un menisco stretto
ha meno possibilità di subire lesioni rispetto a quello largo.
Menisco laterale è più mobile
del mediale e ha un’ampiezza di movimento che può arrivare a 10 mm in direzione
anteroposteriore.
Struttura, circolazione e neuroanatomia. Le fibre collagene all’interno dei menischi sono essenzialmente
orientate lungo la circonferenza per resistere all’allungamento. L’apparato
vascolare dei menischi si origina principalmente dalle arterie genicolate
inferiore e superiore, laterale e mediale. Con l’età si verifica una riduzione
della vascolarizzazione. Cellule delle regioni centrali ricevono nutrimento
tramite diffusione di liquido sinoviale. Corna meniscali sono più innervate dei
corpi.
Funzioni. È
una struttura protettiva deputata alla distribuzione dei carichi. Può
sopportare importanti carichi compressivi; si deforma quando femore esercita
pressione su tibia. Corna posteriori sopportano una maggior percentuale di
carico. Menisectomia altera la capacità del ginocchio. Menischi
esercitano anche funzione stabilizzatrice, in quanto mantengono corretto
atteggiamento femore sulla tibia. Funzione stabilizzatrice è accentuata da
stretto rapporto tra inserzione meniscali e legamenti crociati.
Biomeccanica lesioni meniscali. Spesso menisco mediale è coinvolto in lesioni
legamentose; è aderente a collaterale mediale. Lesione del menisco mediale è 5
volte più frequente del menisco laterale. Lesioni meniscali si possono
verificare anche in seguito a movimenti di iperestensione e iperflessione del
ginocchio. Negli anziani sono più frequenti fratture orizzontali.
Lesione del menisco mediale
Sintomi & diagnosi. Durante e dopo esercizio insorge dolore a livello
medio del compartimento mediale del ginocchio. Si verifica un “incarceramento”
quando il pezzo di menisco rotto si colloca nell’articolazione, formando un
“manico di secchio” che ne ostacola la mobilità. Dolore nella zona della rima
articolare mediale durante iperestensione ed iperflessione, anche sollecitando
il piede e la gamba in extrarotazione a ginocchio flesso. Versamento liquido
nell’articolazione.
Artroscopia articolazione è
metodo più sicuro per confermare diagnosi di lesione meniscale.
Lesione del menisco laterale
Sintomi & diagnosi. Si instaura una sintomatologia dolorosa in
corrispondenza del versante laterale dell’articolazione. Si verifica un blocco.
Insorge dolore in corrispondenza della rima articolare laterale in
iperestensione ed iperflessione del ginocchio, anche nel movimento di
intrarotazione del piede e della gamba rispetto al femore a ginocchio flesso.
Versamento liquido nell’articolazione.
RM o artroscopia confermano
la diagnosi.
Trattamento. Atleta
deve eseguire esercizi isometrici per il quadricipite.
Il medico può: eseguire
intervento in artroscopia, prescrivere rinforzo quadricipite e dei flessori
della coscia.
I menischi danneggiati
possono trasferire carichi fino a che permane integra una parte della
continuità periferica.
Il commento conservativo di
lesioni meniscali è possibile in lesioni stabilizzate, verticali,
longitudinali, di piccole dimensioni che tendono a verificarsi nelle aree
periferiche vascolarizzate dei menischi.
Menisco discoide. È un menisco abnorme, ispessito, allargato che ricopre la maggior
parte della superficie condilo tibiale. Può essere completo o incompleto.
Generalmente si sviluppano a carico del menisco laterale.
CLASSIFICAZIONE INSTABILITA’ ROTULEA
Grado I-lateralizzazione
della rotula: a causa di un aumento
dell’angolo Q. La rotula non si lusserà, ma durante la contrazione del
quadricipite a ginocchio esteso subirà una trazione laterale. Il test di
apprensione è negativo.
Grado II-sublussazione
rotula: si intende sublussazione
laterale vera e propria, che accentua inclinazione rotula.
(A) accentuata
inclinazione della rotula. Si
instaura retrazione e ispessimento del retinacolo laterale e della capsula, che
determina, durante la flessione del ginocchio, la compressione della faccetta
laterale contro la troclea. Nel tempo l’inclinazione produrrà un danno alla
cartilagine.
(B) Sublussazione
laterale della rotula. Comprende una vera sublussazione della
rotula, provocata da contrazione del quadricipite a ginocchio esteso.
Causeranno con il tempo una sofferenza della cartilagine articolare sia della
rotula che della troclea.
Grado III-lussazione
della rotula: una condizione grave.
Vi è una grave disfunzione articolare che si deve correggere precocemente; il
test di apprensione è positivo. La lussazione della rotula, in un ginocchio
normale, può essere di origine traumatica.
Sintomi & diagnosi. Dolore diffuso a carico della regione anteriore del
ginocchio e posteriormente alla rotula. La sintomatologia dolorosa si accentua
nella deambulazione e nella corsa. Dolore e rigidità alzandosi in piedi dalla
posizione seduta. Crepitii o scrosci articolari posteriormente alla rotula,
durante flessione e estensione del ginocchio. Gonfiore del ginocchio. Il test
di apprensione è positivo; test effettuato con ginocchio a 0° di flessione;
l’esaminatore blocca la rotula lateralmente con la mano; quando l’atleta piega
il ginocchio, la rotula tende a sublussarsi e genera dolore. Il tilt passivo
della rotula valuta la tensione delle fibre del retinacolo laterale.
Trattamento. Atleta
deve: sospendere attività che generano dolore. Applicare ghiaccio. Utilizzare
un tutore con foro di centraggio e sostegno per rotula. Esercitare muscoli
ischiocrurali e quadricipite.
Medico può intervenire
chirurgicamente in caso di sintomi presenti da lungo tempo.
Ginocchio del saltatore. Lesioni da sovraccarico funzionale del tendine
rotuleo, sono frequenti. Molte lesioni, soprattutto quelle parziali, sono
localizzate a livello della faccia posteriore del tratto prossimale del
tendine.
Sintomi & diagnosi. Dolore a livello del polo inferiore della rotula.
Dolore alla palpazione. Spesso a questa lesione ipotrofia muscolare o rigidità
quadricipite.
Trattamento. Atleta
deve: evitare situazioni che generano dolore. Esercitare muscoli apparato
estensore mediante potenziamento e stretching. Stimolato a pedalare.
Si devono evitare iniezioni
di corticosteroidi. Nel caso in cui terapia conservativa non sia sufficiente è
indicato trattamento chirurgico che prevede asportazione area patologica. Talvolta
si deve asportare parzialmente apice del polo distale della rotula per merito
di un artroscopio. La riabilitazione necessita di tempo e pazienza dell’atleta.
Tempi di recupero: 4-8 mesi.
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