Adolescenza è la transazione
dallo stato di bambino allo stato di adulto. Copre un arco temporale piuttosto
lungo, mutevole da persona a persona, da cultura a cultura. Spesso per capire
il momento si usa la metafora del labirinto:
luogo al cui interno si cerca la strada giusta.
Palmonari: “Gli adolescenti sono persone in grado di partecipare
alla vita del mondo di cui sono parte; non sono solo ‘soggetti’ da valutare in prospettiva”.
L’adolescenza è un
percorso/processo di costruzione dell’identità all’interno del ciclo di vita.
Si configura, quindi, come una fase importante quanto l’infanzia e la
fanciullezza (che l’hanno preceduta).
Erikson e Marcia: modelli da
punto di vista psicologia dello sviluppo.
Vygotskji, Brunner e Cole:
hanno fornito strumenti necessari per accostarsi ad adolescenza criticamente.
INQUADRAMENTO CULTURALE:
Erikson parla di sviluppo
come ciclo di vita, costellato di eventi critici, che rappresenta un punto
teorico cruciale. Non propone più visione ristretta a punto di vista
psicosessuale dello sviluppo (come fatto in precedenza da Freud). Tre sono le dimensioni fondamentali: soma,
psiche ed ethos. Processi biologici, psiocologici e sociali sono ugualmente
presenti nell’indirizzare lo sviluppo.
Epigenesi è fondamentale nel modello eriksoniano: nell’organismo
sono presenti potenzialità che con il passare del tempo, e delle esperienze,
diventano attuali, fornendo dinamicità, continuità e ciclicità allo sviluppo.
(aspetto multidimensionale).
Concetto di identità diventa significativo
nel processo adolescenziale. Ciclo di vita prende avvio e si consuma nella
costruzione dell’identità. Erikson individua per ciascuno stadio del ciclo di
vita un particolare compito di sviluppo: ogni stadio dello sviluppo è
caratterizzato da un dilemma psicosociale.
Il dilemma che l’adolescente
deve affrontare è relativo ad antitesi fra identità e confusione d’identità. Da
un lato il ragazzo è chiamato a ripudiare le identificazioni della
fanciullezza, dall’altro è chiamato ad assumere un ruolo che gli consenta di
essere riconosciuto dalla comunità sociale. Secondo Palmonari questo è
un “processo esaltante, ma anche
doloroso”.
Al termine dell’adolescenza
il ragazzo dovrebbe possedere una maggiore consapevolezza della propria
identità e delle sue caratteristiche. Erikson individua questa nelle seguenti
componenti:
continuità e coerenza
reciprocità
libertà ed accettazione dei limiti
avvertire una destinazione
Tal lavoro di costruzione non
termina non termina con l’uscita dalla fase adolescenziale; la costruzione
della persona continuerà ad essere una componente fondamentale nella vita di un
soggetto.
La concezione dell’Identità nella ricerca attuale
Kroger
sviluppa tre linee di ricerca dopo riflessioni di Erikson:
1.
Ricerche per
studiare collocazione della dicotomia tra identità e confusione d’identità
nello schema eriksoniano a otto stadi.
2.
Ricerche
focalizzate solo su V stadio
3.
Ricerche fondate
su un approccio più generale
James Marcia
fonda suo studio sulla nozione di impegno, con particolare attenzione a esiti
che identità dell’adolescente può conoscere. Divide in stato del Sé e Stato
dell’identità. Ogni stato del sé viene a definirsi partendo da due
dimensioni: una è detta dell’esplorazione, l’altra dell’impegno.
Gli stati d’identità
individuati sono: identità realizzata,
blocco d’identità, diffusione dell’identità e moratoria dell’identità.
Berzonsky in
linea con Marcia ed Erikson. All’interno del modello socio-cognitivo della
costruzione identitaria parla di stili di identità. L’identità è da intendersi
come struttura cognitiva e come processo.
Egli individua tre stili
d’identità differenti:
identità formativa: adolescenti che la possiedono sono portati a
riflettere su di sé; critici e dubbiosi circa le proprie convinzioni, disposti
a mettersi in gioco.
stile normativo: tendono a conformarsi alle attese ed ai valori
prescritti da altri per loro. Cercano di difendersi da feedback negativi, sono
poco tolleranti.
Stile diffuso-evitante: tendenza a procrastinare scelte, evitare confronto su
obiettivi, su conflitti adolescenziali.
Adolescenza e compiti di sviluppo
Bonino: “Compito di sviluppo
adolescenziale che può concretizzarsi in compiti più specifici e differenziati
a seconda delle culture è quello di costruire in modo autonomo la propria
identità, che è individuale e allo stesso tempo sociale”.
Havinghurst: “Compito di
sviluppo: buona risoluzione porta a felicità ed al successo nell’affrontare i
problemi successivi, fallimento di fronte ad esso conduce ad infelicità”. à forte analogia con modelli di Erikson e Marcia.
Havinghurst, compiti sviluppo:
instaurare nuove e mature relazioni con i coetanei di entrambi i sessi,
accettazione proprio corpo, orientarsi verso (professione, ruolo sociale),
sviluppo competenze, acquisizione comportamento consono, acquisizione valori.
Palmonari individua
alcuni compiti di sviluppo come universali
nell’adolescenza, organizzandoli in categorie.
Prima categoria: compiti legati a sviluppo fisico e sessuale.
Seconda categoria: sviluppo cognitivo.
Terza categoria: compiti sviluppo legati a evoluzione identitaria e a conseguente
riorganizzazione del Sé.
Nei diversi autori ricorrono
stessi punti, stessi problemi comuni a tutti gli adolescenti: problemi che
devono essere affrontati per costruzione propria identità.
Rapporto tra costruzione dell’identità e ancoraggio
alla psicologia culturale si esplica su più livelli:
1. Cambiamenti biologici e maturativi, dovuti a diverse
aree geografiche e realtà sociali, si rivelano essere importanti. Non è
possibile affrontare un studio senza considerare il dove e il quando.
‘I
genitori hanno smesso di farsi obbedire per paura, hanno deciso di farsi
obbedire per amore. I bambini non hanno più il compito di deidealizzare i
propri genitori’.
In
tempi recenti è stata raggiunta consapevolezza che adulti parlano di
adolescenti come persone alle prese con difficoltà, problemi e conflitti;
quindi sono i genitori ad affrontare situazione come problema, più che gli
stessi adolescenti. Insieme all’adolescente entrano in crisi altri soggetti sociali.
2. Studio degli adolescenti va affrontato tenendo conto
delle importanti trasformazioni tecnologiche, cambiamenti e abitudini di vita.
Oggi è importante il controllo
considerando che si diventa adolescenti prima, colpe dei modelli che offrono i media.
3. Bruner parla di Sé
transazionale, estensione dell’idea eriksoniana di identità. Il legame tra
narrazione e Sé trova massima espressione nel resoconto autobiografico. I Sé
non sono per Bruner nuclei di
coscienza isolati, ma sono distribuiti in senso interpersonale e assumono
significato a seconda delle circostanze storiche.
Compiti di sviluppo nei contesti culturali
La cultura dell’appartenenza
da un lato indirizza, dall’altro si lascia plasmare da adolescenti. Primo
compito evolutivo è legato a sviluppo fisico-corporeo e sessuale. Un
secondo compito sviluppo cognitivo. Infine vi è articolata dimensione
relazionale.
L’adolescente e lo sviluppo
emotivo-affettivo
L’adolescenza è il momento
della sperimentazione: stesso adulto, quando la ricorda, lo fa in modo vivido e
coinvolgente.
Sviluppo emotivo-affettivo nell’infanzia. Bimbo associa sorriso, pianto… a pronte risposte
dell’adulto, così si crea e rafforza legame affettivo.
Sroufe: primo anno di vita compaiono emozioni vere e proprie.
Ciò non sarebbe possibile se il bimbo non avesse contatti sociali. “Sviluppo
emozionale deve essere studiato di concreto con sviluppo cognitivo e sociale”.
Competenza emotiva: insieme di abilità che rendono le persone efficaci negli scambi
sociali.
Nel corso di infanzia e
fanciullezza bambini danno un nome a emozioni.
Teoria dell’attaccamento (proposta originariamente da Bowlby): sottolinea ruolo
della madre nell’organizzazione emotiva del bambino, richiama attenzione sul
legame affettivo tra i due. Diverse
tipologie di legame madre-bambino (studio basato su osservazioni sistematiche,
dette strange situation): sicuro,
insicuro ansioso-ambivalente, insicuro ansioso-evitante.
Sviluppo emotivo-affettivo nell’adolescenza: Rosenblum e Lewis “Sviluppo emotivo-affettivo in adolescenza è
caratterizzato sia da continuità che da discontinuità”.
Continuità: data dal fatto
che novità su piano ormonale e fisico, accesso al pensiero formale ed autonomia
sociale, si stabilizzano in età adulta, dopo essersi presentati in adolescenza.
Discontinuità: in adolescenza
appaiono eventi unici, contesti di vita particolari per costruire e sostenere
relazioni tra pari.
Sviluppo emotivo
Ci soffermiamo su due aspetti
principali: insieme di competenze ed esperienze emotive.
Competenze emotive: posseggono diverse abilità. A partire dai 12 anni si possiede
un’articolata comprensione delle emozioni.
Pons, Doudin, Harris e deRosnay sostengono che, attorno ai 12 anni, vengano
pienamente comprese tre componenti dette riflessive.
Queste appartengono, rispettivamente, a comprensione natura, causa, controllo
emotivo. Nell’ambito della competenza emotiva dell’adolescente rientra la
capacità di mentalizzare le emozioni.
Notare però che lessico mentalistico compare già nell’infanzia, anche se la
consapevolezza piena dei propri ed altrui sentimenti matura solo
nell’adolescenza.
Graziani Gavazzi e Antoniotti confermano che in tarda adolescenza si ha un
incremento della mentalizzazione emotiva.
Gli adolescenti possiedono
capacità di coinvolgimento empatico più raffinate rispetto a quelle dei
bambini; secondo Eisenberg sono più
abili nel regolare più alti livelli d’attivazioni negative.
Sviluppano capacità di coping: capacità di far fronte a
emozioni troppo intense o durature.
Esperienze emotive adolescenziali nella vita
quotidiana: rispetto a infanzia,
emozioni a valenza positiva, nella prima adolescenza, tende a diminuire. Stato
d’animo negativo diviene più frequente, soprattutto nelle femmine. I ragazzi
divengono più sensibili e reattivi a eventi del passato o del futuro.
Adolescenti, rispetto a adulti, provano emozioni ad intensità più elevata,
soprattutto quelle con valenza negativa.
‘emozioni estreme’.
Differenze di genere:
presenza nelle femmine di emozioni miste
e abitudine a scrivere diari.
D’Urso: gli
adolescenti, soprattutto quelli dediti ad attività sportive, manifestano
apertamente rabbia, considerandola funzionale per assumere posizione di
prestigio nel gruppo.
Barone e Zaccagnino: paura fortemente legata ad un’accezione di pericolo focalizzata su di sé e su
propria incolumità. Tristezza,
invece, si connette a compiti di sviluppo legati a mantenimento legami
affettivi ed a efficace realizzazione dei propri obiettivi. Vergogna relativa al sentirsi esposto a
sguardo e valutazione altrui. Senso di
colpa disattendere propri canoni morali. Gelosia timore di essere postposti ad altri nelle relazioni
affettive, non diversamente da quel che accade in età adulta.
Sviluppo affettivo e attaccamento in adolescenza
Crittended: propone
modello evolutivo dell’attaccamento. Grazie a maturazione e comparsa nuove
competenze garantite anche da plasticità e flessibilità alle rappresentazioni
mentali del legame d’attaccamento.
Durante il periodo
adolescenziale declino d’attaccamento verso propri genitori. Vi è sviluppo
capacità di pensare in modo autonomo e di riflettere in modo nuovo su relazioni
d’attaccamento.
“Quanto più positiva sarà la
relazione d’attaccamento con i propri genitori tanto più l’adolescente si
sentirà libero di sperimentare nuovi legami”.
Probabile che in situazioni
di stress moderato adolescente possa evitare di far riferimento ai genitori.
Questo non vuol dire che in situazioni di ansia/stress elevato adolescente non
torni a cercare basi sicure; vuol dire, però che cercherà anche altre basi,
oltre a genitori. Quindi si crea attaccamento ai pari. Con adulti si tratta di
relazioni di tipo gerarchico.
Adolescenti con
trattamento sicuro, in genere,
mostrano maggiore facilità nel fare amicizie, vengono accettati nel gruppo e
sono più abili nelle attività coordinative. Mostrano anche maggiore coerenza e
competenza nella narrativa (sia nel pensare che nel parlare delle proprie
esperienze relative ad attaccamento).
Adolescenza e mondo sociale
Lo sviluppo è scandito in
ogni età dallo scambio con gli altri.
Coetanei fungono da supporto e sostegno; sono anche importante
banco di prova per sperimentare ed affinare capacità relazionali, sociali ed
affettive.
Microculture: ogni storia di vita, raccontata da ogni singolo adolescente, ne
rivela la sua particolarità ed unicità. E’ all’interno della propria cultura
che adolescente colloca il proprio resoconto autobiografico.
Adolescenti e genitori protagonisti insieme
Emancipazione da genitori
fondamentale per raggiungimento di una sempre più completa autonomia. Durante
adolescenza si arriva a rinnegare in parte le precedenti identificazioni, per
cercare nuove figure identificatorie altrove. Quello compiuto da adolescente è
un processo di separazione psicologica.
E’ forte la spinta
d’autonomia che adolescenti sentono. Petter
parla di saturazione
dell’adolescente sente nei confronti di certi atteggiamenti presenti
nell’ambito famigliare. Vuole interrompere rapporto perché lo sente vincolante:
vuole avere libertà di sperimentarsi. Da un lato, infatti, vuole emanciparsi, dall’altro
vuole continuare ad essere dentro la
famiglia.
Garantire ai propri figli di
allontanarsi psicologicamente vuol dire garantire a questi la possibilità di
abbandonare una concezione di sé ancora infantile.
Finzi e Battistin individuano crisi d’identità dei genitori di riconoscersi in ruolo che
deve essere modificato.
In passato, primo periodo
adolescenza era periodo di conflittualità e turbolenze. Tale aspetto è andato
ridimensionandosi. Pietropolli Charmet parla
di questo aspetto. Cercare di mantenere unità famigliare e garantire autonomia
del figlio crea conflitti e contemporaneamente ne giustifica la funzionale
presenza. Solo attraverso il confronto, anche se aspro, si ha una
ristrutturazione dei rapporti.
Pietropolli Charmet: “Adolescente aggressivo rivendica maggiori
spazi di autonomia e movimento razionale”
Genitori e figli discutono
spesso per situazioni ordinarie e quotidiane, non arrivano ad intaccare legame
affettivo profondo.
De Wit: “Grazie
a conflitti ed a soluzione adolescente apprende importanti abilità sociale”.
In famiglie dove clima è
minaccioso ed ostile, spesso conflitti conoscono pericolose escalation e portano adolescente ad
estraniarsi. Può avvertire come soffocanti riti famigliari, creando netto
rifiuto.
Dire di no per poter dire ‘sono diverso’
Probabile che tipo di
rapporto tra genitori e figli influenzi modo in cui adolescente affronterà i
compiti di sviluppo che lo attendono.
Maccoby e Martin: individuano due dimensioni. Permessività/severità
e sollecitudine/ostilità.
Classificazione stili
educativi e genitoriali (più
utilizzato è quello di Baumrind),
trattasi di quattro dimensioni:
-
funzione
genitoriale autoritaria
-
funzione
genitoriale permissiva
-
funzione
genitoriale autorevole
-
funzione
genitoriale trascurante e di rifiuto
Per promozione autonomia
stile più funzionale risulta quello autorevole (offre possibilità
sperimentazione, con atmosfera sostegno e buoni scambi comunicativi).
Petter propone schema
elaborato da Fitz-Simons basato su
due dimensioni (accettazione/rifiuto
e dominanza/sottomissione). Nessuno
di questi sembra favorire un funzionale sviluppo e garantire percorso
d’autonomia.
Atmosfera ottimale sembra esser data da un lato da una chiara accettazione del figlio e
dei suoi interessi, dall’altro da un atteggiamento di alternanza tra dominanza
e sottomissione.
Importante la chiarezza dei
rapporti: ruoli educativi/regole.
Critica è la paura ad
assumere autorità o la carenza di
autorità. Si è passati, negli anni, da eccesso di sicurezza – dei genitori
- ad eccesso di insicurezza per paura di
sbagliare.
Famiglia degli affetti: rischio è che si perde dimensione educativa del
rifiuto, della frustrazione, a vantaggio di una dimensione affettiva che trova
nella gratificazione e nell’annullamento della fatica la sua espressione più
congeniale. Quindi figli di questa famiglia affrontano adolescenza senza
frustrazione e dolore.
Pietropolli Charmet: “Giovani di oggi sregolati non perché trasgrediscono
regole, ma perché non le conoscono”.
Questa latitanza di regole
impedisce esperienza trasgressione.
Adolescenti e scuola
Scuola non più luogo di
trasmissione e costruzione conoscenza, contesto in cui sperimentare nuove
competenze. Scuola è possibilità per
adolescente.
Primo obiettivo: conoscenza. Bruner:
“importante legame tra cultura e educazione”.
Non si realizza tentativo di
lasciare fuori da scuola dimensione emotiva.
Secondo obiettivo: affettivo relazionale. Esperienza d’apprendimento, per
esser davvero tale, deve poter essere contenuta anche da punto di vista
emotivo. Dolore mentale strettamente
connesso a esperienza di apprendimento.
Rischio è quello di omologazione
perché scuola tende ad appiattire. Scuola non deve essere seconda casa, ma
deve tenere presente condizione di adolescente.
Due sono i punti di svolta: momento legato a scelta
scuola e passaggio fra cicli scolastici.
Insuccesso e abbandono
scolastico sono fenomeni riscontrabili in particolar modo proprio nel primo
biennio di scuola superiore.
Motivazione ad apprendere:
importante comprendere quali siano le
motivazioni dei ragazzi, come fare a sostenerle ed incrementarle.
Adolescenti insegnanti
Insegnante deve essere
cosciente di ciò che adolescente sta vivendo; deve avere compito educativo a
tutto tondo.
Petter individua
componenti della professionalità dell’insegnante che vengono particolarmente
sollecitate da studenti di questa età: componente
culturale, componente pedagogico didattica, componente psicologica.
Vegetti Finzi e Battistin parlano di diversi stili:
1.
stile
autoritario: insegnante attento a
trasmissione conoscenze
2.
stile
tollerante: insegnante permissivo
3.
stile
autorevole: insegnante che cerca di
muoversi in modo flessibile ed equilibrato
Nuovi legami sociali
Attraverso intersoggettività
esseri umani arrivano a costruirsi come persone.
Durante infanzia amicizie
vengono gestite da adulti, poi si arriva a costruire rapporti propri. A partire
da preadolescenza coetanei sono una riferimento essenziale. Sempre più
consistente tempo che bambino passa insieme a coetanei, imparando presto a mettersi nei panni degli altri.
Nei rapporti inizialmente si
ha amico/a del cuore, poi piccolo gruppo amici stesso sesso, poi grande gruppo
(detto compagnia), infine partner
sentimentale.
Amico cuore. Nella preadolescenza amicizia tra due soggetti dello stesso sesso.
Relazione intensa, a tratti simbiotica: esigenza reciproca fedeltà. Bisogno di conservare o ritrovare sicurezza,
bisogno trovare modello concreto cui ispirarsi, realizzare processo separazione
da infanzia. In più prepara a relazione sentimentale (rispetto coppia).
Gruppo dei pari. Gruppi spontanei, numericamente importanti. Stare con
gli amici diviene sinonimo di tempo libero. Gruppo maschi: abitano nella stessa zona, micro-cosmo
sociale senza separazioni nette.
In gruppo emerge necessità
fare nuove esperienze in condizione di marginalità
psicologica. Dimensione gruppo
rafforza spirito d’avventura. Si attenuano sensi di colpa; gruppo come laboratorio sociale.
Gruppo maschile: senso di
coalizione (Unione fa la forza).
Gruppo femmine: esperienze fuori da controllo famigliare. Oggi i contenuti di maschi e
femmine sono più vicini rispetto ad anni fa. Dietro apparente omologazione,
però, vi sono diverse realtà. Gruppo femminile, sotto spinta precoce sviluppo
puberale, ha organizzazione gerarchica meno strutturata. Gruppo femminile più
parole che azioni.
Grande gruppo misto. Detto compagnia, si tratta di gruppi informali,
spontanei, molto numerosi. Elevato bisogno solidarietà, che si esprime
attraverso un’intensa attività comunicativa. Frequentazione in forma
continuativa è importante per una buona
identificazione.
Genitori mostrano diffidenza
nei confronti di questi gruppi, potenziale fonte di devianza per i propri
figli. Appartenere ad una compagnia è fondamentale per realizzazione diversi
obiettivi: riorganizzazione sistema di
sé, conoscenza di sé e degli altri, apprendimento componenti ed atteggiamenti,
costruzione di legami sentimentali.
Coppia sentimentale. Capacità di stabilire più mature con i coetanei
dell’altro sesso per compito più complicato dell’intera adolescenza. Avere un
ragazzo ed appartenere ad un gruppo non sono fatti che si escludono
vicendevolmente. Le prima coppie fisse devono rivedere i loro rapporti con gli
altri; secondo Pombeni rapporti
possono seguire diversi percorsi:
1.
Il partner NON
richiede cambiamento, relazione con vari membri gruppo rimane invariata.
2.
La nuova
relazione affettiva influenza la presenza della coppia nel gruppo.
3.
Il gruppo perde
d’importanza, prioritario il rapporto con il partner.
Mentre i maschi continuano a
desiderare rapporto con il gruppo, nelle femmine questo desiderio non è cosi
forte.
Prima appaiono bisogni di natura sessuale poi quelli affettivi. Bisogni di progetti futuri appaiono in forma
romantica. Principali funzioni sono quelle di promuovere autonomia ed
incrementare consapevolezza identità sessuale, tenere compresenti elementi sessualità e tenerezza.
Se le cose funzionano, il
percorso di crescita che l’adolescente attua sul versante delle relazioni di
coppia, lo prepara alla transizione verso l’età adulta, rendendolo disponibile
a rinunciare a gratificazione narcisistica in vista della costruzione di legami
stabili.
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