giovedì 16 ottobre 2014

Economia Aziendale - Parte 4

Economia Aziendale - Parte 4

Aspetto economico e finanziario della gestione

Dall’analisi del circuito della produzione si evidenzia che un’azienda genera ricchezza quando i ricavi (misurati dalle entrate monetarie) sono superiori ai costi (misurati dalle uscite monetarie). In altre parole, qualora il flusso degli investimenti (costi) è inferiore al flusso dei rientri (ricavi) si crea una nuova ricchezza grazie allo svolgimento dei processi produttivi aziendali; nel caso contrario, cioè quando il valore degli investimenti è superiore al valore dei rientri, l’azienda tramite lo svolgimento della gestione non è in grado di recuperare il valore di tutti i fattori produttivi impiegati, e di conseguenza, consuma ricchezza. È dal confronto tra costi e ricavi che viene analiticamente determinato l’utile o la perdita. La differenza tra ricavi e i costi rappresenta il reddito come ”incremento o decremento che la ricchezza disponibile all’inizio di un periodo subisce per effetto dell’attività produttiva nel periodo considerato”. Nel caso in cui vi sia un utile, la ricchezza creata viene chiamata autogenerata in quanto deriva dallo svolgimento dell’attività imprenditoriali dell’azienda in un periodo considerato. Si può quindi rappresentare in modo unitario il circuito della produzione e dei finanziamenti secondo:
   L’aspetto finanziario: che si collega alle variazioni numerario certo e assimilato, le quali misurano l’aspetto economico della gestione legato al circuito della produzione e alle variazioni di numerario certo e assimilato che trovano come contropartita crediti e debiti di finanziamento legati al circuito dei finanziamenti, nonché gli stessi crediti e debiti di finanziamento;
   L’aspetto economico: che si collega alla formazione di costi e ricavi, nonché alle variazioni di capitale proprio 

Con riferimento agli aspetti finanziario ed economico della gestione meritano un approfondimento le modalità di pagamento dei fattori produttivi e d’incasso dei beni venduti o dei servizi erogati. Nel normale funzionamento delle aziende, le entrate di denaro possono essere sostituite da crediti rappresentati diritti che l’azienda detiene per poter riscuotere in futuro a fronte di una cessione di prodotti o di una concessione di un finanziamento da terzi finanziatori. Questi crediti e debiti, che sostituiscono pro tempore la moneta, sono chiamati “di funzionamento” in quanto hanno origine dalla dilazione con la quale viene regolata qualsiasi operazione. Pertanto,allargando il nostro campo d’analisi possiamo considerare che alle modifiche dei mezzi monetari è possibile associare anche le modifiche dei crediti e debiti di funzionamento.

La classificazione delle operazioni e la variazione dei valori

Il modello dei circuiti ci ha portato a evidenziare come per qualsiasi operazione di esterna gestione si possa evidenziare:
   Il settore finanziario: che si collega sia alle variazioni di numerario certo e assimilato (crediti e debiti di funzionamento), le quali misurano l’aspetto economico e sono connesse allo svolgimento delle operazioni nel circuito della produzione,sia alle variazioni di crediti e debiti di finanziamento, in connessione con lo svolgimento delle operazioni nel circuito dei finanziamenti
   Il settore economico: (formazione di costi e ricavi e variazioni del capitale) che costituisce un aspetto derivato da quello numerario e si qualifica appunto come “economico” perché connesso alla formazione della ricchezza aziendale per effetto di componenti positivi e aumenti/riduzioni di capitale proprio.
Ogni variazione finanziaria può essere compensata da variazioni finanziarie di segno opposto.
Si avrà quindi che:
   Variazioni finanziarie positive

   Variazioni finanziarie negative

CAPITOLO 3

Soggetto economico e corporate governance

Nella prima fase di vita dell’azienda esiste un solo azionista di riferimento che allo stesso  tempo esercita il potere decisionale. Come abbiamo visto vi sono alcuni soci che hanno apportato solamente risorse finanziarie (quote del capitale sociale), altri che sono disponibili nell’offrire le loro competenze professionali all’azienda e altri che vorrebbero essere coinvolti quotidianamente nella gestione dell’azienda. Non vi è quindi più la coincidenza tra la proprietà (chi apporta i capitali) e i soggetti che prendono le decisioni in azienda. Questo processo di delega avviene nell’azienda, tramite l’istituzione di un organo di governo (consiglio di amministrazione) a cui viene delegato il potere decisionale da parte dei soci e nel quale partecipano sia soggetti che sono soci dell’azienda sia soggetti che hanno competenze o caratteristiche tali da essere utili nella formazione delle decisioni di governo e gestione della società. La vita dell’azienda, di conseguenza, ruota attorno a 2 organi chiave: l’insieme dei soci che nominano gli amministratori e gli amministratori stessi ai quali è delegato il potere decisionale. La distinzione tra soci e amministratori non è solo formale ma sostanziale: due soci non sono amministratori due amministratori non sono proprietari. Il primo aspetto è relativo alla presenza di soci non amministratori all’interno dell’organo a cui è delegato, dai soci, il massimo potere decisionale. Il socio apporta risorse per le quali riceve una contropartita eventuale, cioè una remunerazione del suo investimento subordinato alla capacità dell’azienda di creare ricchezza tramite la messa in atto delle proprie iniziative imprenditoriali. Tale remunerazione è quindi subordinata alla presenza di utili (creazione di ricchezza) e non determinano a priori e definito contrattualmente. Tale incertezza nella remunerazione del proprio investimento è controbilanciata, generalmente, dal potere decisionale che i soci acquisiscono in merito alla possibilità di incidere sulle decisioni dell’azienda. Il secondo aspetto riguarda l’identificazione dei soggetti ai quali viene attribuito (delegato) il potere decisionale (soggetto economico). Questi due aspetti (tutela dei soci che non governano l’azienda e la capacità dell’azienda di individuare un soggetto economico e le decisioni sono strettamente collegate tra loro. D’altra parte, se si considera che il potere decisionale rappresenta un meccanismo di tutela della proprietà che offre risorse ma non riceve nessun compenso predeterminato. Il soggetto economico è necessariamente composto da una o più persone fisiche e si tratta di quelle persone che hanno il potere di determinare gli obbiettivi di fondo e la direzione di marcia delle aziende. In altri termini, le operazioni di acquisto, vendita, investimento, trasformazione, disinvestimento non rappresentano un insieme di casuali eventi, i quali, peraltro, solo accidentalmente consentirebbero il conseguimento degli obbiettivi aziendali, ma un sistema articolato di operazioni congiunte non solo dalla successione temporale,prima si acquistano le materie, poi si trasformano e infine si vende il prodotto finito, quanto dal fatto che esse sono orientate al raggiungimento di un obbiettivo comune. Il filo rosso che lega tutte le operazioni poste in essere è, di conseguenza, emanazione diretta dei convincimenti, delle competenze e degli obbiettivi fissati dal soggetto economico. Il soggetto economico è formato dai soci in quanto essi devono avere il potere decisionale. Tutti i soggetti che forniscono risorse ad un’azienda ricevono un compenso fisso determinato contrattualmente. Potere decisionale e incertezza nella remunerazione per la ricompensa offerta rappresentano, di conseguenza, due facce della stessa medaglia. Se la configurazione del soggetto economico è aperta e flessibile, al contrario i problemi di fondo che stanno alla base della configurazione del soggetto economico e conseguentemente delle modalità di governo societario (la corporate governance) sono ben individuate e comuni per tutte le aziende.

Modelli di corporate governance tra proprietà concentrata e polverizzata

Ogni azienda infatti ha una propria storia e proprie specificità.Distinzione del soggetto economico della governance:
   La proprietà è concentrata
   La proprietà è polverizzata (public company)
   Esistono uno o più azionisti di riferimento (modello Europa continentale)

La governance delle aziende con proprietà concentrata

Le aziende a proprietà concentrata costituiscono la maggioranza delle aziende nel mondo. Le caratteristiche peculiari sono:
   la proprietà è detenuta da un ristretto numero di soggetti, spesso legati da rapporti familiari
   i proprietari esercitano il supremo potere decisionale e spesso si occupano anche di attività operative all’interno dell’azienda. In questa situazione è ben identificabile un soggetto o un ristretto nucleo di comando dal quale dipendono tutte le decisioni rilevanti per l’azienda.

L’imprenditore che contemporaneamente è fondatore, proprietario e soggetto economico. Sulla base delle considerazioni precedenti,si comprende facilmente come nell’azienda a proprietà concentrata il soggetto economico è formato dai proprietari. Esso, quindi, oltre ad apportare i capitali necessari apporta risorse di natura imprenditoriale. Le prime si sostanziano in una capacità creativa e innovativa, mentre le seconde sono rappresentate in prevalenza da abilità tecniche, applicate ad ambiti specifici. Dal fatto che i portatori del capitale di rischio siano anche i componenti del soggetto economico scaturiscono sia i principali vantaggi, sia i limiti rilevanti del modello a proprietà concentrata. Tra i vantaggi si possono considerare i seguenti:
   Unità di intenti e dedizione
   Agilità

A fronte dei vantaggi brevemente sintetizzati, l’azienda a proprietà concentrata presenta una serie di debolezze che non sono altro che il rovescio della medaglia dei punti di forza già evidenziati. Di conseguenza le debolezze possono essere di natura finanziaria e manageriale.
   Debolezza finanziaria
   Debolezza manageriale
   Accentramento del potere e delle competenze

Le debolezze individuate possono produrre gravi danni per le aziende e portare a conseguenze esiziali in occasione di alcuni eventi particolari, quali il passaggio generazionale e le fasi di discontinuità sotto il profilo tecnologico e/o dei mercati di vendita.
La necessità di tutelare adeguatamente la proprietà che non ha potere decisionale ha portato alla elaborazione di una serie di meccanismi che fanno perno sulla diffusione di informazioni e sul funzionamento del consiglio di amministrazione e sono questi i temi che si affronteranno parlando dei modelli di governance basati sulla proprietà polverizzata e sull’esistenza di un nucleo di proprietari di riferimento.

La governance delle aziende a proprietà diffusa:la public company

Il tipico modello di grande società per azioni americana è la public company. In effetti è la modalità di trasferimento del governo aziendale, che avviene senza necessita di un accordo, del consenso di chi già guida l’azienda. Sotto il profilo teorico e anche giuridico, la proprietà tutela i propri diritti mediante la nomina e la revoca dei membri del consiglio di amministrazione. Le legislazioni, infatti, vigenti nei paesi più sviluppati assegnano ai soci il diritto di nominare, a maggioranza, il consiglio di amministrazione i cui membri sono denominati amministratori. Queste delegano un soggetto CEO, o ad un gruppo ristretto di soggetti (comitato esecutivo), sempre facenti parte del consiglio di amministrazione il potere operativo da esercitarsi nella quotidianità delle scelte aziendali. In tale modo, l’amministratore delegato è il vertice aziendale. Il CEO di conseguenza, rappresenta nelle public company il nodo attorno al quale si coagula il potere aziendale: esso è il capo dei manager, guida il processo di nomina a selezione degli altri amministratori e spesso ricopre anche il ruolo di presidente (chairman) del consiglio di amministrazione, determinato di conseguenza i tempi e gli argomenti che devono essere discussi dallo stesso.
Principali passaggi:
   gli azionisti non soddisfatti per il modo con cui l’azienda è gestita procedono alla vendita delle azioni sul mercato dei capitali
   il prezzo delle azioni si riduce
   la riduzione del prezzo fa si che l’acquisto dell’azienda sul mercato diventi conveniente e anche possibile
   viene lanciata un’offerta pubblica di acquisto ostile, cioè non concordata con il vertice dell’azienda
   se l’operazione di acquisto ha successo si sostituisce il gruppo di comando

Nel modello public della public company la proprietà polverizzata non ha nessun potere di gestione, mentre i manager apportando le abilità imprenditoriali e le competenze manageriali costituiscono il soggetto economico, il cui potere è limitato dal mercato dei capitali. Il controllo esercitato dalla borsa, tuttavia, non è esente da critiche, le principali riguardano il fatto che:
   esso riduce il soggetto economico a privilegiare investimenti che danno risultati immediati anche a scapito dello sviluppo e della crescita di lungo periodo. Gli azionisti infatti decidono le loro strategie di acquisto e vendita delle azioni sulla base degli utili trimestrali e una loro eventuale riduzione potrebbe portare a tentativi di scalata ostile.
   il mercato consente solo di sanzionare ma non di prevenite le decisioni scorrette del soggetto economico.

È stimato che oramai oltre il 60% delle azioni delle aziende quotate è detenuto dagli investitori istituzionali. Occorre precisare che l’attivismo degli investitori istituzionali non necessariamente si traduce nella nomina diretta di amministratori, piuttosto mira a rafforzare il ruolo di monitoraggio del consiglio di amministrazione. Amministratori indipendenti dal CEO, i quali dovrebbero contribuire a migliorare il processo decisionale apportando diversità e nuovi punti di vista, e, al contempo, assolvere tre ruoli fondamentali:
   individuare eventuali nuovi membri del consiglio di amministrazione
   controllare che il processo che porta all’ottenimento delle informazioni fornite agli azionisti sia corretto e le informazioni attendibili
   determinare la remunerazione dei manager,legandola alla perfomance dell’azienda

Dette funzioni dovrebbero essere assolte mediante la costituzione di tre comitati all’interno del consiglio di amministrazione:
   comitato per le nomine
   comitato per il controllo interno
   comitato per la remunerazione
Ciascuno composto da una maggioranza di membri indipendenti.

I due meccanismi, inoltre, tendono a rafforzarsi a vicenda, da una parte la pressione degli investitori (del mercato azionario) spingerebbe il CEO a costruire un consiglio di amministrazione sempre più indipendente; dall’altra la presenza di amministratori indipendenti che supervisionano il processo di costruzione delle informazioni e la correttezza di quelle diffuse sul mercato agevola il controllo del mercato stesso incrementando la trasparenza.
In sintesi, i due problemi chiave relativi alla composizione del soggetto economico riguardano la tutela della proprietà senza potere decisionale e l’attribuzione del potere al o ai soggetti più adeguati. Nel modello della public company la contendibilità  è elevata e ciò assicura, almeno ipoteticamente, che l’azienda venga gestita e guidata cercando di rendere massima la ricchezza creata perché se così non fosse un soggetto economico alternativo potrebbe scalare l’azienda acquisendone il comando e fare i propri benefici derivanti dalla sua capacità di creare ricchezza. La proprietà, inoltre, è garantita non dall’esercizio diretto del potere decisionale ma da due meccanismi il primo fa riferimento alla contendibilità che assicura, in via ipotetica, che un’azienda venga guidata dal miglio CEO in circolazione, il secondo è costituito dal consiglio di amministrazione che nel momento in cui è composto da amministratori indipendenti può monitorare, avendo tutte le informazioni a disposizione, l’operato degli amministratori esecutivi.

La governance dell’azienda community:il modello Renano

Generalmente il modello della public company è contrapposto a quello dell’Europa Continentale, in particolare della Germania,de del Giappone. Si ha invece la contemporanea presenza di uno o più azionisti di riferimento e di una dispersione della proprietà tra numerosi soggetti. Si tratta, come è evidente, di una situazione intermedia tra il modello a proprietà concentrata e la public company, da una parte, infatti, c’è la presenza di azionisti stabili che tendono a mantenere la proprietà per un periodo non breve di tempo, dall’altro esistono un rilevante numero di azionisti che detiene il capitale solo a scopo di investimento. Nel modello Renano è la presenza della proprietà nei consigli di amministrazione a garantire un corretto funzionamento delle aziende. La Germania, tuttavia, ha nel tempo elaborato un modello del tutto particolare che merita di essere considerato non tanto per proporre un’estensione della sua applicazione, quanto per evidenziare un aspetto di particolare rilievo relativo alla composizione del consiglio di amministrazione. Le caratteristiche principali del modello Renano:
   Sistema dualistico: il consiglio di amministrazione è articolato su due livelli --> consiglio di sorveglianza (sono affidati compiti di controllo), e consiglio di direzione (assegnato il potere di gestione)
   Cogestione: il consiglio di sorveglianza è caratterizzato sia dall’autonomia, sia dalla composizione pluralistica. La cogestione si sostanzia nel diritto riconosciuto ai dipendenti di eleggere fino a metà dei membri del consiglio di sorveglianza che è a sua volta chiamato a nominare i membri del consiglio di direzione
   Centralità delle banche: oltre al coinvolgimento dei dipendenti nel modello tedesco un ruolo di rilievo spetta anche alle banche. Queste non solo detengono quote rilevanti del capitale di rischio, ma gestiscono in parte, per mezzo delle deleghe, anche le quote dei privati.

Il consiglio di sorveglianza (Aufsichtsrat) come detto nomina e revoca i membri del consiglio di gestione (Vorstand), il quale non solo rappresenta l’azienda nei rapporti esterni, ma la gestisce sotto la propria responsabilità.
I membri del consiglio di sorveglianza, inoltre, sono nominati non solo dalla proprietà ma anche dai lavoratori.
Le caratteristiche rilevanti di tale modello possono essere così riassunte:
   viene riconosciuto un ruolo significativo non solo alla proprietà ma anche ai dipendenti
   i manager rispondono per il loro operato non solo agli azionisti ma anche ai lavoratori
   il potere aziendale sostenuto dai lavoratori e dal nocciolo duro è stabile.

Nonostante i vantaggi e le caratteristiche richiamate,anche questo modello non è scevro da limiti:
   anzitutto la necessita di comporre interessi in alcuni casi anche divergenti degli azionisti, dei dipendenti e del management può portare a lentezze decisionali
   altra caratteristica del modello sembra essere la stabilità, questa, tuttavia, può trasformarsi in un eccesso di stabilità e quindi portare conseguenze negative
   nell’ambito del modello non trovano tutela e rappresentazione gli azionisti di minoranza

La sfida sembra essere proprio questa:da una parte le public company sono chiamate a migliore la qualità e la capacità di supervisione dei consigli di amministrazione, dall’altra le aziende appartenenti al modello Renano, devono adeguare la composizione dei consigli di amministrazione in modo da offrire tutela anche agli azionisti di minoranza e incrementare il livello di trasparenza.

Il ruolo del consiglio di amministrazione:uno sguardo in sintesi

L’analisi dei modelli di governance ha evidenziato come il consiglio di amministrazione e in termini più ampi il soggetto economico giochino un ruolo centrale negli equilibri del potere decisionale. Il consiglio di amministrazione, pertanto, gioca due funzioni chiave da una parte costituisce un importante strumento di regolazione, dall’altro la presenza di amministratori indipendenti consente di attivare e far concorrere al processo decisionale competenze, conoscenze e abilità che abbracciano ambiti ben più vasti.
Per ciò che riguarda le relazioni,quelle di particolare livello sono:
   Relazione tra azienda e proprietà
   Relazione tra azienda e particolari categorie di soggetti

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