mercoledì 15 ottobre 2014

Economia Aziendale - Parte 2

Capitolo 2 - Economia Aziendale

Governo e funzionamento delle aziende

L’azienda dell’ingegner Telmi è un modello da seguire per molti, per la sua successione infatti si sta facendo molte domande:
   La necessità di avere una persona o un gruppo di persone alla guida dell’azienda le quali garantiscano unità di comando, continuità di governo e competenze di gestione.
   La necessità di acquisire risorse in termini di:
-  persone con competenze e capacità per realizzare nuovi prodotti ed erogare i servizi offerti in modo efficiente,
-  capacità relazionali con fornitori per acquisire le materie prime
   La capacità di realizzare i beni ed erogare i servizi richiesti alla clientela in modo che siano ottimizzate le risorse impiegate e siano prodotti nel modo migliore possibile e senza, per questo, pregiudicare la loro qualità.

Un elemento fondamentale è il modo con cui l’azienda svolge le attività di produzione ed erogazione dei servizi in modo che le risorse siano impiegate in modo efficiente (senza sprechi) ed efficace (finalizzate al raggiungimento degli obbiettivi che sono stati stabiliti).
Un aspetto importante è quello delle decisioni che deve prendere l’aziende, devono essere fatte per il bene dell’azienda e prese da tutti. L’ingegner Telmi è consapevole che nel corso degli anni futuri la stabilità dell’azienda sarà determinata dalla qualità dei rapporti tra i soggetti con la responsabilità di prendere le decisioni di maggior impatto sulla struttura dell’azienda e sul modo nel quale essa opera.

Azienda,soci e società: tra problemi di governo e relazioni tra soggetti

Un’idea imprenditoriale deriva dall’individuazione di un bisogno da soddisfare.
Quest’idea imprenditoriale ha origine in un gruppo di persone che, in modo diretto o indiretto,si fanno promotrici della traduzione, effettiva dell’idea in un insieme di azioni, attività, decisioni necessarie affinché essa si traduca in un bene da offrire o in un servizio da erogare.Per rendere operativa quest’idea imprenditoriale, i soggetti che hanno avuto tale idea si pongono immediatamente 4 ordini di problemi strettamente connessi tra loro:
   La presenza di un insieme di regole che stabiliscono nel modo più chiaro possibile l’attribuzione delle responsabilità decisionali direttamente ai soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale.
   La presenza di un insieme di regole che stabiliscono nel modo più chiaro possibile le modalità tramite le quali le risorse sono inizialmente conferite all’azienda da parte dei soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale.
   L’individuazione delle risorse specifiche che devono essere utilizzate al fine di realizzare i prodotti o erogare i servizi in modo coerente con le attese presenti nel gruppo dei soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale e tali da soddisfare i bisogni dei potenziali consumatori.
   La presenza di un insieme di regole che stabiliscono nel modo più chiaro possibile come i differenti soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale sono remunerati per i conferimenti di risorse,di denaro, di lavoro, di competenze che apportano all’iniziativa imprenditoriale.

I soggetti che hanno l’idea su cui si fonda l’iniziativa imprenditoriale sono coloro che si attivano direttamente,per far partire l’attività imprenditoriale. Questo significa che i soggetti promotori mettono a disposizione dell’iniziativa imprenditoriale le risorse necessarie a iniziare l’attività o si attivano per recuperare tali risorse nel caso non siano nelle loro disponibilità. Nella maggior parte dei casi i soggetti promotori l’attività imprenditoriale sono anche coloro che in modo diretto assumono in sé il potere di prendere le decisioni più rilevanti per l’attività imprenditoriale. La necessità di definire i rapporti tra i differenti soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale diviene quindi un elemento particolarmente importante che ha trovato soluzione in una serie di regole stabilite dal Codice Civile. Tali regole riguardano le forme giuridiche di esercizio dell’attività d’impresa. La forma di esercizio collettivo dell’attività d’impresa è chiamata atto costitutivo. Tale atto regola i conferimenti delle risorse da parte dei soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale(i soci). I soci possono partecipare direttamente alle iniziative imprenditoriali messe in atto dalla società, e quindi contribuire apportando anche lavoro ,oppure apportando (conferendo) solo risorse. Pur nelle differenze intercorrenti tra le diverse forme societarie (società di capitali e società di persone), le risorse che i soci mettono a disposizione dell’azienda per lo svolgimento delle differenti attività imprenditoriali costituiscono il capitale dell’azienda. Queste risorse sono costituite da denaro, attrezzature, contratti commerciali, brevetti, fabbricati, reti di vendita, ecc.. e una volta conferite diventano proprietà dell’azienda che cede ai soci alcuni diritti a fronte di questo conferimento. In primo luogo, i diritti che i soci acquisiscono riguardano la possibilità di scegliere i soggetti che gestiranno le attività imprenditoriali messe in atto dall’azienda. In secondo luogo, i soci acquisiscono il diritto di proprietà sulla ricchezza che l’azienda tramite lo svolgimento delle differenti attività imprenditoriali è in grado di realizzare nel tempo. In particolare, diventa prerogativa dei soci decidere come tale ricchezza deve essere utilizzata: se deve essere trattenuta in azienda ovvero se può essere distribuita ai soci, secondo delle regole stabilite dal Codice Civile o da contratti specifici società per società. Il capitale conferito dai soci ad una società rappresenta un investimento che i soci compiono nella prospettiva che possa portare a una remunerazione futura e che garantisce la possibilità di scegliere i soggetti i quali governano le società. I soci oltre a esercitare queste 2 prerogative tipiche dell’attività imprenditoriale sostengono il rischio collegato alla gestione dell’azienda in quanto la capacità di generare ricchezza non è stabilita e determinata in modo certo da un contratto ma è incerta e variabile. Il capitale conferito dai soci all’azienda,oltre ad essere chiamato capitale proprio (dell’azienda),è definito come capitale di rischio. È di rischio perché non vi sono sicurezze sulla capacità, nel tempo,dell’azienda di generare ricchezza tramite lo svolgimento delle proprie attività imprenditoriali. Di conseguenza, anche la remunerazione offerta ai soci è incerta e variabile, non essendo determinata a priori da regole contrattuali. Inoltre, il capitale conferito dai soci è apportato in azienda senza uno specifico obbligo di restituzione, non essendo stabilito il momento nel quale tale capitale dovrà essere restituito. Nel caso in cui le attività imprenditoriali messe in atto da una società non incontrino i favori del mercato e la società fallisca, il capitale di rischio conferito dai soci potrebbe anche non essere restituito dalla società ai soci stessi. Le risorse che i soci conferiscono all’azienda sono vincolate in modo permanente all’azienda e quindi possono non essere restituite. Se i soci non hanno la volontà o la possibilità di conferire nuove risorse alla società, una prima alternativa riguarda l’apertura del capitale a nuovi soci. In sostanza, vengono individuati altri soggetti disponibili ad apportare capitale di rischio. Questo incremento di capitale ha però come primo effetto una ridefinizione dei rapporti esistenti tra i soci e, non ultima, la ridiscussione delle modalità di attribuzione dei poteri. Una seconda alternativa è riassumibile nella capacità dell’azienda di potenziare il proprio capitale trattenendo al suo interno la ricchezza che ha prodotto nel tempo,invece di destinarla a remunerare ai soci. La quantità di questa ricchezza trattenuta in azienda è per una quota definita dalla legge e dalle regole che la stessa società si è data (contenute nello statuto) e in parte determinata su base volontaria in funzione delle necessità di individuate dai soci. Andando oltre una semplice descrizione dei fenomeni, si evidenzia una chiara separazione tra i proprietari della società (i soci), anche per quelli con significative quote di proprietà (i tre fratelli), e coloro che si trovano a gestire le attività imprenditoriali della società. Il problema ora è che l’azionista di maggioranza, il quale è anche il soggetto che governa la società, può avvantaggiarsi della propria posizione pre prendere decisioni che danneggiano gli azionisti di minoranza. Gli azionisti di minoranza hanno il diritto di esercitare una qualche forma di controllo sull’operato dell’azionista di maggioranza appunto per garantirsi contro il rischio che le scelte dell’azionista di maggioranza siano condotte nel rispetto dei loro diritti e non intenzionalmente messe in atto per espropriare loro parte della ricchezza. Nel caso in cui l’azionista di maggioranza (o gli azionisti) deleghino a soggetti terzi la responsabilità del governo delle attività imprenditoriali di una società ci si trova ad affrontare alcuni problemi sia di natura teorica sia operativa. Lo strumento tramite il quale i soci esercitano i loro poteri con riferimento ai 2 ordini di decisioni aziendali che a loro spettano (la nomina dei soggetti che gestiscono le le attività imprenditoriali della società e la modalità di utilizzo della ricchezza prodotta dalla società) è la votazione di un assemblea (assemblea dei soci). È nell’assemblea dei soci che viene deciso chi deve gestire la società (e le sue attività imprenditoriali) per conto dei soci, cioè il soggetto o i soggetti a cui viene delegato il potere di governare direttamente la società. L’organo al quale viene delegato questo potere è il Consiglio di Amministrazione, la cui composizione (numero a scelta dei membri) è decisa e votata dall’assemblea dei soci. Il consiglio di amministrazione può essere composto sia da soci sia da non soci, da dipendenti della società come da soggetti esterni che possono contribuire al governo della società così come da soggetti esterni che possono contribuire al governo della società così come da soggetti che non sono coinvolti direttamente nel Consiglio di Amministrazione non è un organo che opera quotidianamente. Al fine di rendere possibile la gestione corrente, il Consiglio di Amministrazione attribuisce deleghe a uno o più suoi componenti (gli Amministratori Delegati). Tale livello di autonomia è determinato dallo statuto della società per quanto riguarda i poteri trasferiti dall’assemblea  dei soci al Consiglio di Amministrazione e da regole stabilite e approvate dal Consiglio di Amministrazione per il potere trasferito dal Consiglio di Amministrazione agli Amministratori Delegati. Ogni Amministratore Delegato opera quindi in massima autonomia all’interno dell’insieme di deleghe a lui date dal Consiglio di Amministrazione. In funzione della complessità delle attività imprenditoriali della società si avvale di tecnici che conoscono elementi specifici delle attività aziendali.È in questo gruppo di soggetti, formato dal Consiglio di Amministrazione, dagli Amministratori Delegati e dal gruppo di manager al quale vengono affidate responsabilità specifiche nella gestione della società, che si individuano i soggetti con le massime responsabilità decisionali in azienda e quindi hanno la prerogativa di incidere maggiormente sulle dinamiche aziendali con le loro decisioni. Non tutte le società scelgono di nominare un organo collegiale cui delegare la responsabilità del governo e della gestione della società. La scelta di un organo collegiale deriva dalla necessità di rappresentazione dei differenti soci nonchè dalla complessità della società. A questo Amministratore unico vengono trasferiti i poteri di governo e gestione della società direttamente dall’Assemblea dei soci,e opera,in sostanza, come un Consiglio di Amministrazione. La qualità dei rapporti tra i soci e gli organi da essi delegati per il governo e la gestione hanno primaria importanza per ogni società. 


 

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