Capitolo 7
Il
modello del bilancio
Come
nel caso Buffet, il bilancio rappresenta per gli investitori la prima fonte d’informazioni
per comprendere l’andamento aziendale nel suo complesso ed esprimere
valutazioni e considerazioni su come la gestione aziendale attivi processi
mirati alla creazione di ricchezza. Pensiamo, prima di tutto, al management e
all’organo di governo aziendale che necessitano di uno strumento in grado di
fornire il quadro complessivo sulla situazione dell’azienda, al fine di
comprendere la validità delle scelte operate. Ma anche i soci di minoranza, i
finanziatori, la pubblica amministrazione, i clienti, i fornitori, i
lavoratori, ovvero gli stakeholder in generale,sono interessati all’andamento
dell’unità aziendale e devono poter disporre di un quadro di sintesi in grado
di consentire un giudizio sull’andamento complessivo dell’azienda in un
determinato arco temporale. Modello del bilancio,che si propone di rappresentare
l’andamento complessivo dell’azienda mediante un sistema di valori (di
derivazione contabile). Lo scopo del modello del bilancio è consentire la
determinazione e la rappresentazione del risultato di periodo e del capitale di
funzionamento, o, in altri termini, delle condizioni di equilibrio
economico, finanziario e patrimoniale in cui versa l’unità aziendale.
La
determinazione del risultato di periodo
Il
risultato economico di periodo è uno degli indicatori di maggiore rilevanza
rilevanza ai fini dell’analisi della redditività aziendale e delle condizioni
di equilibrio economico. In prima approssimazione, tale risultato può essere
considerato la variazione della ricchezza che si è avuta nel corso del periodo
oggetto di osservazione. Può essere inteso come il risultato positivo (in caso di
utile) o negativo (in caso di perdita) che si viene a determinare sommando
algebricamente i valori assegnati ai fattori produttivi utilizzati nel processo
di produzione economica (costi) con quelli attribuiti ai proventi conseguiti a
seguito del disinvestimento della produzione realizzata (ricavi). I componenti
elementari del risultato di un qualsiasi periodo saranno pertanto
principalmente costituiti da ricavi e costi che si originano a seguito delle
operazioni aziendali, delle attività d’investimento e di disinvestimento. In un
qualsiasi periodo, il risultato economico sarà dato dalla differenza tra valore
della produzione ottenuta e valore dei fattori produttivi utilizzati per ottenerla; esso
costituirà un indicatore di sintesi sulla validità dei processi attuali.
Il
concetto di periodo amministrativo
Come
si è appena osservato, non ha molto senso attendere il termine della vita
aziendale per verificare se l’attività ha prodotto ricchezza o meno. Questa
configurazione di risultato globale potrebbe essere determinata facendo ricorso
a tre distinti metodi, ciascuno dei quali porterebbe al medesimo risultato:
• finanziario: consiste nel confronto tra
la sommatoria delle entrate e delle uscite che si sono avute durante l’arco
della vita aziendale
• patrimoniale: consiste nel confronto tra
il valore conferito degli apportatori di risorse al momento dell’avvio
dell’attività aziendale, incrementato di tutti i conferimenti successivi, e il
valore dei rimborsi effettuati ai medesimi soggetti,compreso quello finale
• reddituale: ottenibile mediante il
confronto tra tutti i ricavi e tutti i costi avutisi durante il periodo di vita
dell’azienda
Come
si può notare, il risultato che si ottiene con i tre metodi è il medesimo, in
quanto il periodo considerato si riferisce all’intero arco di vita
dell’azienda. Poiché i ricavi vengono misurati da entrate e i costi da
uscite, alla fine della vita dell’azienda questi tendono a coincidere. Per lo
stesso motivo, il risultato che si ottiene confrontando il conferimento iniziale
dei soci e la somma ricevuta al termine della liquidazione dell’attività è il
medesimo che si ottiene con gli altri due metodi appena esposti. Tuttavia,come
evidenziato più volte, il risultato che si rileva al termine della vita
aziendale è scarsamente significativo per fornire indicazioni rilevanti per la
presa di decisioni. Per poter giudicare la validità delle scelte effettuate, è
necessario che la verifica degli andamenti aziendali avvenga con cadenza ravvicinata
nel tempo. La scelta del periodo (esercizio) è convenzionale. Di solito, anche
sulla base del dettato legislativo, il periodo al quale si riferisce la
determinazione del risultato è almeno annuale. Si procede, pertanto,alla
determinazione del risultato di un periodo di lunghezza pari a dodici
mesi. Questo significa che il ciclo economico aziendale può influenzare la
scelta del periodo di riferimento. La correttezza e, soprattutto, il margine di
soggettività che si hanno nella determinazione del risultato economico di
periodo sono in larga misura influenzati dall’entità dei valori che si
riferiscono alla cosiddetta gestione incompiuta, ovvero quei valori che
riferiscono fanno riferimento ai processi ancora in corso di svolgimento. Nel
caso del risultato globale, ovviamente il periodo di riferimento è quello che
coincide con la vita aziendale, ma se si considera un periodo annuale le cose
cambiano sostanzialmente,in termini di metodi, criteri e principi da adottare
per la determinazione del risultato.
L’unitarietà della gestione impone quindi
una forzatura: diviene necessario ricorrere a processi di valutazione per
attribuire a un esercizio valori che sono di fatto comuni a più esercizi.
Si
tratta sostanzialmente di distinguere il concetto di costo di acquisizione dal
costo di utilizzazione di un fattore produttivo.
Costi
e ricavi di periodo
È
ovvio, quindi,che quando si deve verificare l’economicità della gestione, in
riferimento a un singolo periodo, non si prenderanno in considerazione tutti i
costi e tutti i ricavi che nel corso del periodo sono stati misurati dalle
relative variazioni finanziarie,ma soltanto quelli che si riferiscono alle
operazioni che si sono compiute e per le quali è possibile correlare i costi ai
ricavi. Il costo dei vari fattori deve quindi essere fatto partecipare alla
formazione del risultato nel periodo di competenza, secondo la quota utilizzata
di quei fattori, indipendentemente dalla data d’incasso o pagamento. L’azienda
acquisisce fattori produttivi che possono essere a fecondità semplice o a fecondità
ripetuta. I fattori produttivi a fecondità semplice esauriscono la loro utilità
in un unico ciclo produttivo, mentre quelli a fecondità ripetuta cedono utilità
per un numero di cicli produttivi superiore all’unità. Tra i fattori a fecondità
ripetuta si possono poi avere fattori pluriennali.
Dato che i fattori produttivi a fecondità
ripetuta conferiscono la loro utilità per più cicli produttivi, per determinare
correttamente il risultato di periodo il costo relativo al loro utilizzo dovrà
essere ripartito su tutti i cicli ai quali partecipano.
Occorrerà, a
questo proposito, determinare l’entità della quota di ammortamento, cioè il costo
di utilizzazione dell’impianto. Sotto questo profilo, le quote di ammortamento
rappresentano il costo di utilizzazione di fattori produttivi pluriennali e
segnano quindi l’incidenza di tali fattori sul risultato economico dei periodo
amministrativi in cui tali fattori hanno ceduto utilità. Anche per quanto
riguarda i fattori a fecondità semplice occorrerà distinguere tra costo di acquisizione
e costo di utilizzazione. Il costo di acquisizione, quindi, corrisponde all’uscita
che si è avuta nel periodo per procurarsi la disponibilità di un fattore
produttivo, mentre il costo di utilizzazione fa riferimento al valore dei
fattori produttivi che sono stati impiegati nei processi e che hanno trasferito
utilità economiche le quali si sono trasfuse nei prodotti e nei servizi che
hanno generato ricavi nell’esercizio. La differenza tra costi di acquisizione e
costo di utilizzazione darà il valore residuo, cioè quel valore che si
trasferisce agli esercizi successivi e che nei periodo futuri dovrà essere
remunerati dai ricavi, ai fini della determinazione del risultato di un
qualsiasi periodo dovranno incidere i costi di utilizzazione dei vari fattori, mentre
il valore residuo dei fattori produttivi confluirà nell’insieme delle risorse
disponibili in un dato istante per la realizzazione delle combinazioni
produttive future.
Il valore residue esprime quindi il valore
ancora disponibile del fattore produttivo che dovrà partecipare alla formazione
del risultato dei periodo successivi.
Avremo
modo di vedere che si utilizza un prospetto, il conto economico per raccogliere i componenti positivi e negativi
del risultato e determinare il risultato di periodo, mentre i valori che vengono
sospesi e trasferiti agli esercizi successivi sono riepilogati nel prospetto
che si propone di rappresentare il capitale di funzionamento a un dato istante
e che prende il nome di stato patrimoniale. Stato patrimoniale e conto economico
rappresentano pertanto i due prospetti fondamentali finalizzati alla
rappresentazione del risultato economico e del capitale di funzionamento. Il
valore delle utilità residue dei vari fattori acquisiti, nonché quello dei
valori finanziari presenti in azienda al termine del periodo amministrativo
rappresenta il valore della cosiddetta gestione incompiuta ovvero quell’insieme
di elementi che vengono trasferiti ai periodo successivi e che costituiscono il
capitale di funzionamento.
Il
principio di competenza economica
La
necessità di frazionare costi e ricavi fa emergere il concetto di competenza, un
principio in base al quale si possono individuare i ricavi e i costi da
includere nel prospetto che conduce alla determinazione del risultato (conto
economico) e quelli che, invece, non devono esserlo, in quanto riferibili a periodi
differenti. Pur essendo quella tra queste due alternative una scelta di pura
convenienza, esiste una logica prudenziale, sovra-ordinata al principio di
competenza, secondo cui gli utili generati dalla vendita di prodotti finiti
saranno attribuiti all’esercizio in cui vi sarà la vendita degli stessi e non a
quello in cui essi sono stati prodotti.
Approfondimento
I ricavi, come regola generale,devono essere
riconosciuti quando si verificano le due condizioni seguenti:
• il
processo produttivo dei beni o dei servizi è stato completato
• lo
scambio è già avvenuto, si è cioè verificato il passaggio sostanziale e non
formale del titolo di proprietà.
I costi devono essere correlati con i ricavi
dell’esercizio. Tale correlazione si realizza:
• per
associazione di causa a effetto tra costi e ricavi
• per
riparazione dell’utilità o funzionalità pluriennale su base razionale e
sistematica,in mancanza di una o più diretta associazione
• per
imputazione diretta di costi al conto economico dell’esercizio o perché associati al tempo o perché sia venuta meno l’utilità o la funzionalità del
costo. In particolare quando:
- i costi sostenuti in un esercizio
esauriscono la loro utilità già nell’esercizio stesso o non sia identificabile
o valutabile l’utilità futura
- viene meno o non sia più identificabile o
valutabile l’utilità futura o la funzionalità di costi che erano stati sospesi
in esercizi precedenti
- l’associazione di causa a effetto o la
ripartizione dell’utilità su base razionale non siano di sostanziale utilità
Secondo
questo principio, quindi, la determinazione del risultato d’esercizio deriva
dalla contrapposizione tra i ricavi riconosciuti come di competenza e i costi a
essa correlati.
Il
prospetto che riepiloga i ricavi e costi di competenza è il conto economico.
Il
bilancio d’esercizio
I
prospetti di derivazione contabile dai quali si possono desumere le modalità di
formazione del risultato (conto economico) e la composizione quali-quantitativa
del capitale di funzionamento (stato patrimoniale) fanno parte, assieme alla nota
integrativa, del bilancio d’esercizio, che rappresenta lo strumento mediante il
quale si informano periodicamente i soggetti esterni sulle condizioni di
equilibrio raggiunte dall’impresa nel periodo a cui il bilancio si riferisce. Il
bilancio può essere composto anche da altri componenti o potranno essere
richiesti allegati mediante i quali si integrino le informazioni quantitative
contenute nello stato patrimoniale e nel conto economico e si informi su elementi
e su fatti rilevanti per comprendere l’andamento aziendale ma che non
potrebbero trovare espressione quantitativa.
La
struttura di conto economico
Come
abbiamo visto, il prospetto che riepiloga ricavi e costi di
competenza, consentendo la determinazione del risultato d’esercizio, è il conto
economico. La struttura di conto economico viene definita a sezioni divise e
contrapposte in quanto presenta due sezioni: una per i componenti positivi di
reddito e una per i componenti negativi. Dalla contrapposizione dei valori
complessivi dei componenti delle due sezioni si determina il risultato
d’esercizio, dato da un utile o da una perdita. La struttura a sezione divise e
contrapposte è una delle possibili forme assunte dal conto economico e si
presta particolarmente alla rappresentazione delle diverse categorie di costi e
ricavi che partecipano alla formazione del risultato di periodo. I prospetti
contabili (conto economico e stato patrimoniale) che compongono il bilancio
dovranno quindi essere presentati ai soggetti esterni in una struttura tale da
consentire di formulare un giudizio sull’andamento della gestione e di prendere
decisioni in campo economico. In particolare, la struttura del conto economico
dovrebbe consentire di comprendere e apprezzare la capacità di produzione di
ricchezza dell’azienda in maniera duratura e sostenibile nel tempo. I lettori
del bilancio,siano essi stakeholder interni o esterni all’azienda,potrebbero
essere interessati ad approfondire le cause di questo risultato e, per
esempio, verificare quale sia l’incidenza del costo dei differenti fattori sui
ricavi o sul valore della produzione realizzata. Sotto questo profilo la
struttura di conto economico presentata non ci consente di approfondire
l’analisi sulle cause di formazione del risultato.
La
struttura di stato patrimoniale
Al
termine di qualsiasi periodo rimangono sempre fattori ancora da
utilizzare, cicli produttivi da completare o prodotti ancora da vendere. Si
avranno,inoltre,crediti e debiti ancora da incassare o da pagare, risorse
liquide,rischi di formazione ecc... Al termine di ogni periodo avremo quindi
denaro, valori finanziari positivi e negativi, che possono essere considerati
fattori produttivi generici, ma anche valori economici riferiti a fattori
specifici della cosiddetta gestione incompiuta. Quello della determinazione del
capitale di funzionamento, inteso, nell’aspetto qualitativo,come complesso di
beni o di servizi a disposizione, di diritto o di fatto, del soggetto economico
in un determinato momento. I mezzi dei quali un’azienda dispone in un dato
momento non hanno importanza se considerati singolarmente, bensì in quanto hanno
la capacità di combinarsi con gli altri fattori della produzione che sono
inseriti nell’unità aziendale. Non sono quindi i singoli beni o servizi a
rappresentare la struttura aziendale, bensì un’adeguata combinazione,in termini
qualitativi e quantitativi, di essi. Da un punto di vista qualitativo, l’analisi
del capitale aziendale ha lo scopo di consentire giudizi sull’andamento
gestionale. L’analisi qualitativa del capitale consiste quindi nello studio
della sua struttura in relazione alle modalità di funzionamento dell’azienda. Se
analizziamo le attività o, meglio, il valore attribuito alle attività, intese come
valore dei mezzi a disposizione dell’impresa (gli investimenti), notiamo che
queste sono composte da due grandi classi di elementi:
• i valori finanziari: mezzi
liquidi, crediti di funzionamento e di finanziamento
• i valori economici: valori relativi a
costi pluriennali, costi sospesi e, in generale, a valori che si riferiscono alla
gestione incompiuta alla data alla quale si riferisce la rappresentazione del
capitale di funzionamento.
Le
passività sono a loro volta composte da due classi di elementi accesi a:
• valori
finanziari, debiti di finanziamento o di funzionamento
• valori
economici, tipicamente relativi ai ricavi anticipati
La
differenza tra il valore delle attività e quello delle passività esprime il
valore del capitale proprio dell’azienda, altrimenti denominato capitale netto.
Analizzare
il capitale di funzionamento da un punto di vista qualitativo significa
concentrare l’attenzione sulla sua struttura, sulle relazioni e sulle
correlazioni tra le differenti classi che lo compongono e tra gli elementi
attivi e quelli passivi. Sotto il profilo quantitativo, invece, si attribuisce
rilevanza al capitale netto, il quale viene considerato come un fondo astratto
di valori che in un dato momento indica la dotazione degli apportatori dei
mezzi propri. L’entità del suddetto fondo di valori (il capitale netto) si
determina, come appena precisato, nella forma:
Capitale
proprio o netto=Attività - Passività
È
un fondo di valori in quanto si determina come differenza tra il valore di
tutte le attività e quello delle passività. Non si identifica,quindi,con singoli
elementi dell’attivo e del passivo, ma si ottiene mediante una somma algebrica
tra questi, quindi è un valore astratto e derivato dal processo di
contrapposizione di cui si discute. Il capitale netto è comunque un valore
incerto, poiché altrettanti incerti sono i valori attribuiti ai singoli elementi
dell’attivo e del passivo. Il processo di determinazione del risultato, dal quale
discende anche l’assegnazione dei valori ai componenti del capitale, è un
processo che si basa su stime, congetture o, in altre parole, su ipotesi di
andamento della gestione futura operante da parte dei soggetti che redigono il
bilancio,quindi su giudizi suscettibili di errore. Se il capitale proprio o
netto, al termine di ogni periodo, risulta accresciuto o diminuito per effetto
del risultato del periodo, e se è incerta la determinazione del risultato
stesso, quindi è incerto il suo valore,sui medesimi processi di valutazione
soggettiva si basa la determinazione dell’entità del capitale netto. Capitale di funzionamentob(il totale
delle attività) e capitale netto (differenza
tra attività e passività) rappresentano quindi possibili prospettive di analisi
del capitale aziendale. Quando si valuta la partecipazione alla formazione del
risultato degli elementi che compongono il capitale di funzionamento
dell’azienda, infatti, si tenta di valutare i singoli elementi al fine del
contributo complessivo all’andamento dell’azienda in funzionamento, mentre il
valore di scambio sul mercato rappresenta soltanto un parametro di riscontro
indiretto che contribuisce a conferire maggior rigore logico al processo di
valutazione. Il valore delle attività così come viene riepilogato nel bilancio
non rappresenta il valore di mercato di queste o, meglio, la somma monetaria che
si otterrebbe nel caso di scambio dei beni sul mercato. Di conseguenza, se il
capitale netto rappresenta il risultato della somma algebrica tra attività e
passività e queste sono valutate secondo principi e criteri di funzionamento
piuttosto che di liquidazione, il valore del capitale netto non rappresenta il
valore della ricchezza che otterrebbero i soci in caso di cessazione
dell’attività, quanto piuttosto il valore della ricchezza conferita secondo
criteri di funzionamento. Si tratta, pertanto, di un capitale netto di
funzionamento e non di un capitale netto di liquidazione. Il capitale netto
dell’azienda in funzionamento, quindi, da un lato non rappresenta il valore che
si otterrebbe in caso di liquidazione, dall’altro lato non rappresenta il valore
dell’azienda perché questa non è la sua finalità. Il valore dell’azienda viene
comunemente associato a quello del capitale economico, che si determina invece
in funzione della redditività futura e dei rischi. Da ciò si evince anche la
relazione che lega il risultato di periodo al capitale: infatti, se da un lato il
reddito costituisce l’elemento che conferisce valore al capitale, dall’altro la
diversa conformazione qualitativa del capitale conduce a prospettive di
risultato diverse. La funzione informativa nel bilancio d’esercizio molte volte
risulta essenziale e preponderante rispetto ad altri scopi conoscitivi interni, e
la prudenza nelle valutazioni è il logico corollario alla necessità di
conservare l’integrità del capitale e all’impossibilità di prevedere con
certezza il futuro. In realtà, il valore che si assegna al capitale dipende in
larga misura dalle finalità del processo che periodicamente porta alle
determinazioni di fine periodo. Si è già notato che il prospetto mediante il
quale si è soliti rappresentare la struttura e la situazione del capitale è lo
stato patrimoniale. A differenza del conto economico, che esprime il flusso dei
valori reddituali nel periodo di tempo considerato, lo stato patrimoniale
esprime gli stock che compongono la struttura del capitale aziendale in un
determinato istante.
La
dinamica monetaria
Si
possono avere differenze anche notevoli tra andamenti economici e andamenti
finanziari.
Il
risultato dell’esercizio, come valore economico astratto e derivato da un
processo di contrapposizione di componenti negativi e positivi, non ha natura
finanziaria e non si incorpora in alcuno degli elementi iscritti tra le
attività del bilancio. L’assegnazione del risultato al periodo di
riferimento, pertanto, non implica affatto che la gestione abbia generato risorse
liquide che, alla data di chiusura dell’esercizio, si rendono disponibili per il
prelievo. Allo stesso modo,quando si distribuiscono i dividendi ai soci non si
ripartisce l’utile, ma si distribuiscono somme monetarie le quali, nel caso in
cui siano adeguate ai piani finanziari aziendali, non pregiudicano le buone
condizioni di svolgimento dell’attività. Mentre, però, possono aversi periodo in
cui i risultati economici non sono favorevoli senza che l’azienda debba cessare
la propria attività,in quanto un’azienda solida può sopportare alcuni periodi
di perdita,non possono aversi situazioni in cui non si ha la verifica
dell’equazione finanziaria, in quanto l’attività rischierebbe di bloccarsi
immediatamente. Se tutti i ricavi del periodo fossero realizzati anche
monetariamente e a tutti i costi sostenuti corrispondessero anche uscite
monetarie, il risultato di periodo coinciderebbe con la variazione che nel
periodo considerato si è avuta delle risorse liquide aziendali. Le due dinamiche
monetarie (monetaria ed economica) all’interno dei vari periodo procedono
separatamente.
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