Studenti ed ex studenti IUSM, vi proponiamo il link del Settore Tecnico di Coverciano riguardante i corsi da Preparatore atletico e da allenatore che si terranno in tutta Italia nel futuro prossimo, nella speranza vi possano essere utili.
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sabato 29 novembre 2014
sabato 22 novembre 2014
VIDEO 16 modi per fare i piegamenti
Vi proponiamo un video con "16 modi per fare i piegamenti", realizzato da Lorenzo D'Orazio, personal trainer ed ex studente Iusm, che sembra ormai aver trovato la sua strada dopo essersi laureato.
Fonte: youtube
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Prevenzioni e rimedi per gli inforunii comuni nel calcio amatoriale
Quando un paziente che pratica a livello amatoriale il calcio o il calcetto parla al suo medico della propria attività sportiva dice abitualmente “…sa dottore, gioco solo una volta a settimana, così, tra amici…”.
Con questo vorrebbe sottolineare lo scarso impegno necessario rispetto a un professionista per partecipare a quelle partitelle, così diffuse nel nostro territorio, che spesso per motivi di affitto degli impianti devono necessariamente essere espletate nel giro di 60 minuti.
Con questo vorrebbe sottolineare lo scarso impegno necessario rispetto a un professionista per partecipare a quelle partitelle, così diffuse nel nostro territorio, che spesso per motivi di affitto degli impianti devono necessariamente essere espletate nel giro di 60 minuti.
L’ignaro paziente non conosce invece i rischi che si nascondono dietro una attività “improvvisata”, intrapresa senza una adeguata preparazione, e che spesso vede coinvolti impiegati, professionisti, lavoratori che dedicano pochi momenti a settimana alla propria salute sperando di mantenersi in forma.
Qual possono essere gli errori più frequenti e quali gli incidenti che si prospettano al cosiddetto sportivo amatoriale? E quali i rimedi e le misure preventive più opportune per evitare che stiramenti muscolari, distorsioni articolari e vesciche varie tormentino i sogni dei nostri sportivi occasionali?
Qual possono essere gli errori più frequenti e quali gli incidenti che si prospettano al cosiddetto sportivo amatoriale? E quali i rimedi e le misure preventive più opportune per evitare che stiramenti muscolari, distorsioni articolari e vesciche varie tormentino i sogni dei nostri sportivi occasionali?
Il nostro organismo è un sofisticato sistema che ha la caratteristica di mettersi in equilibrio (omeostasi) nello stato che più spesso è impegnato a mantenere nel corso della nostra vita. Ecco il motivo per cui un impiegato abituato a lavorare per molte ore seduto alla scrivania avrà un aspetto esteriore e delle prestazioni atletiche sicuramente differenti da un individuo che fa dello sport la propria professione.
SOVRACCARICO: se ci troviamo occasionalmente a giocare più di una partitella a settimana quando siamo invece abituati di solito a farne solo una nel week end, ci troveremo in breve tempo pieni di dolori muscolari, tendinei, della colonna. Questo fenomeno è dovuto alla incapacità del nostro corpo di recuperare in breve tempo dallo sforzo, inusuale, necessario per correre, saltare, calciare.
Rimedi: il modo migliore per recuperare dal dolore muscolare è quello di effettuare una attività prolungata (come la cyclette o la corsa lenta) per circa 20 minuti seguita da esercizi di allungamento (stretching). Possono in questo caso essere utili massaggi e cure fisioterapiche.
Prevenzione: consiste solamente nell’allenamento graduale, che intende abituare il nostro corpo a rispondere in tempo più breve agli stimoli riparativi che provoca lo sport effettuato con intensità.
TRAUMA DISTORSIVO: è un evento imprevedibile che sollecita istantaneamente una nostra articolazione (ad esempio la caviglia o il ginocchio) portandola oltre i limiti del movimento normale. Questo può causare lesioni dei legamenti e della capsula articolare che si manifestano con dolore, gonfiore, ecchimosi e, talvolta con instabilità.
Rimedi: l’acronimo RICE sintetizza cosa fare: Rest (riposo), Ice (ghiaccio, non a contatto diretto sulla pelle: attenzione alle ustioni da perfrigerazione), Compression (bendaggio elastico ben imbottito), Elevation (arto in scarico, cioè più in alto del centro di ritorno venoso, rappresentato dal nostro ombelico).
Ovviamente nei casi più gravi è sempre opportuno rivolgersi presso un pronto soccorso per effettuare, se necessario gli opportuni esami radiografici per escludere fratture.
Ovviamente nei casi più gravi è sempre opportuno rivolgersi presso un pronto soccorso per effettuare, se necessario gli opportuni esami radiografici per escludere fratture.
Prevenzione: fondamentale essere abituati alla gestualità sportiva specifica. Chi non pratica mai lo sport ha molte più possibilità di farsi male rispetto a chi invece si allena quotidianamente. Inoltre esistono molti esercizi definiti come “propriocettivi” che hanno la finalità di migliorare il nostro equilibrio.
LESIONE MUSCOLARE: L’atleta avverte una fitta dolorosa istantanea a livello di una regione muscolare (coscia, polpaccio…) seguita da una sensazione di ipotenza funzionale.
Rimedi: anche in questo caso interrompere subito l’attività sportiva e cercare di applicare freddo (non più di 20 minuti ad intermittenza) ed eventualmente una compressione locale. Questo in attesa di un esame diagnostico, generalmente una ecografia (meglio se eseguita dopo almeno 48 ore: si visualizza meglio la lesione).
Prevenzione: due metodiche su tutte: “core stability” (cioè una serie di esercizi per il potenziamento dei muscoli della parete addominale e dorsale con instabilità che si possono effettuare ad esempio con fit ball o TRX o altre metodiche) e potenziamento eccentrico (allenamento del muscolo a resistere ad una contrazione in allungamento, come nel nordic hamstring, esercizio che si esegue da inginocchiati con resistenza sui talloni cercando di opporsi alla caduta in avanti del proprio corpo. Si stima che la pratica costante di esercizi di questo tipo sia in grado di ridurre di almeno il 20% gli infortuni.
VESCICHE: Anche se meno gravi, possono causare molti disturbi e addirittura
costringere all’interruzione temporanea della pratica sportiva.
Rimedi: Una volta formata la vescica può essere evacuata (svuotata), ma solo con materiale sterile e dopo accurata disinfezione per evitare rischiose infezioni.
Prevenzione: un’adeguata protezione con calze tecniche (con imbottiture o densità differenti nelle zone di attrito), calzature sportive già usate in precedenza, eventuale protezione di zone delicate con cerotti speciali che formano come uno strato di seconda pelle ed una accurata igiene del piede e delle unghie sono rimedi di base fondamentali.
Riassumendo, l’attività sportiva, anche amatoriale o occasionale tra amici, dovrebbe non essere improvvisata. Sarebbe opportuno pertanto riuscire ad effettuare almeno due allenamenti settimanali ed effettuare un buon riscaldamento (anche di pochi minuti) prima dell’incontro di calcio o calcetto che, ricordiamoci, anche se amatoriale, rappresenta comunque per il nostro organismo un momento di elevato impegno fisico. Cerchiamo quindi di godere degli indubbi benefici di una attività fisica eseguita con costanza e di prevenire infortuni e lesioni da sovraccarico rispettando alcune regole fondamentali per la pratica di qualsiasi attività sportiva.
Prof. Angelo De Carli, medico della Nazionale di Calcio Italiana Under 21
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sabato 15 novembre 2014
TRAUMATOLOGIA La fascite plantare
La fascite plantare è la più comune causa di dolore calcaneare, comunemente detta tallonite. Si manifesta soprattutto tra gli sportivi ed è causata dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
E' fondamentale analizzare l'anatomia del piede per capire la causa d'origine ed individuare gli adeguati trattamenti.
Il legamento arquato è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento gioca un ruolo fondamentale nella corsa e nella deambulazione.
Quando si diagnostica una fascite plantare il legamento arquato è infiammato a causa di un eccessivo utilizzo. Il dolore inizialmente è localizzato nella zona calcaneare, per poi estendersi verso l'avampiede, risparmiando solamente le dita dei piedi.
Fattori predisponenti. Può derivare da più fattori combinati, quali piedi piatti o cavi, obesità, allenamenti inadeguati o debolezza di alcuni muscoli (peroneo, tibiale posteriore, gastrocnemio). A questi bisogna aggiungere un errato abbigliamento (scarpe troppo strette o troppo larghe).
Diagnosi. Non sono necessarie indagini strumentali per verificare l'entità dell'infiammazione, sebbene sono utili per escludere ulteriori problemi.
Sintomi. Il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra, infiammandosi: ciò produce dolore anche nelle attività comuni, quali camminare o salire le scale. Il sintomo principale è il dolore al risveglio, che tende a sparire velocemente, per poi tornare nel corso della giornata.
In ambito sportivo il dolore è forte durante le fasi di riscaldamento, si attenua durante la prestazione per tornare più intenso alla fine di questa.
Sono a rischio corridori di fondo, saltatori e calciatori.
Cura e trattamento. Il trattamento si basa su una fase iniziale di completo riposo, con applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante.
Sono fondamentali esercizi di stretching per allungare la zona plantare, sia da in piedi che da seduti, con l'aiuto di elastici.
Allo stretching bisogna abbinare esercizi durante i quali si deve applicare pressione con la pianta del piede ad una pallina da tennis, per ristabilire l'arco plantare.
Tutori notturni possono essere di grande aiuto, come anche il massaggio della volta plantare.
Tempi di recupero. Seguendo attentamente i passaggi elencati (riposo, ghiaccio, stretching), nell'arco di 4-8 settimane si potranno apprezzare i primi miglioramenti, con la possibilità di riapprocciarsi con cautela all'attività sportiva, da prima con carichi bassi. Nei casi più estremi ci può volere anche un anno per poter recuperare completamente, o può addirittura diventare necessario l'intervento chirurgico.
Trattasi, però, di un intervento complicato, con dei tempi di recupero che vanno dagli 8 ai 12 mesi.
Per saperne di più:
http://www.my-personaltrainer.it/fascite_plantare.html
http://www.my-personaltrainer.it/fascite-plantare.html
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E' fondamentale analizzare l'anatomia del piede per capire la causa d'origine ed individuare gli adeguati trattamenti.
Il legamento arquato è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento gioca un ruolo fondamentale nella corsa e nella deambulazione.
Quando si diagnostica una fascite plantare il legamento arquato è infiammato a causa di un eccessivo utilizzo. Il dolore inizialmente è localizzato nella zona calcaneare, per poi estendersi verso l'avampiede, risparmiando solamente le dita dei piedi.
Fattori predisponenti. Può derivare da più fattori combinati, quali piedi piatti o cavi, obesità, allenamenti inadeguati o debolezza di alcuni muscoli (peroneo, tibiale posteriore, gastrocnemio). A questi bisogna aggiungere un errato abbigliamento (scarpe troppo strette o troppo larghe).
Diagnosi. Non sono necessarie indagini strumentali per verificare l'entità dell'infiammazione, sebbene sono utili per escludere ulteriori problemi.
Sintomi. Il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra, infiammandosi: ciò produce dolore anche nelle attività comuni, quali camminare o salire le scale. Il sintomo principale è il dolore al risveglio, che tende a sparire velocemente, per poi tornare nel corso della giornata.
In ambito sportivo il dolore è forte durante le fasi di riscaldamento, si attenua durante la prestazione per tornare più intenso alla fine di questa.
Sono a rischio corridori di fondo, saltatori e calciatori.
Cura e trattamento. Il trattamento si basa su una fase iniziale di completo riposo, con applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante.
Sono fondamentali esercizi di stretching per allungare la zona plantare, sia da in piedi che da seduti, con l'aiuto di elastici.
Allo stretching bisogna abbinare esercizi durante i quali si deve applicare pressione con la pianta del piede ad una pallina da tennis, per ristabilire l'arco plantare.
Tutori notturni possono essere di grande aiuto, come anche il massaggio della volta plantare.
Tempi di recupero. Seguendo attentamente i passaggi elencati (riposo, ghiaccio, stretching), nell'arco di 4-8 settimane si potranno apprezzare i primi miglioramenti, con la possibilità di riapprocciarsi con cautela all'attività sportiva, da prima con carichi bassi. Nei casi più estremi ci può volere anche un anno per poter recuperare completamente, o può addirittura diventare necessario l'intervento chirurgico.
Trattasi, però, di un intervento complicato, con dei tempi di recupero che vanno dagli 8 ai 12 mesi.
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mercoledì 12 novembre 2014
VIDEO Il ritmo cardiaco e le aritmie
Cosa sono le aritmie? Ecco un video capace di spiegarci tutto.
Fonte: lospettacolodelcuore.it - youtube
Fonte: lospettacolodelcuore.it - youtube
martedì 11 novembre 2014
VIDEO Anatomia e fisiologia del cuore
Questo video tratta del sistema di conduzione del cuore. Esso assicura che lo stimolo elettrico si diffonde in maniera sincrona in tutto il miocardio, il che ottimizza il riempimento del cuore e la sua capacità di spingere il sangue efficacemente. Le contrazioni cardiache sono controllate da un gruppo di cellule denominate Nodo del Seno, che generano l'impulso o depolarizzazione. Le estremità del Nodo del Seno si connettono direttamente con le fibre della muscolatura circostante; quindi, i potenzili di azione che si originano nel Nodo del Seno viaggiano verso l'esterno a raggiungono le fibre muscolari atriali.
L'impulso poi raggiunge il Nodo Atrioventricolare (AV), che ritarda la trasmissione verso i ventricoli. Tale ritardo lascia il tempo agli atri di contrarsi e svuotare il sangue nei ventricoli, ottimizzando cosi il riempimento ventricolare. Il ritardo, in questo tratto delle vie conduttive, è causato per lo più dal diminuito numero di giunzioni comunicanti tra cellule successive che risulta in una elevata resistenza alla conduzione degli ioni da una fibra all'altra. Pertanto, ciascuna cellula successiva si eccita più lentamente. Il fascio AV, in uno stato normale, presenta l'incapacità del potenziale di azione di viaggiare in senso retrogrado dai ventricoli agli atri, consentendo così una sola conduzione dagli atri ai ventricoli. Inoltre, il muscolo atriale e separato dal muscolo ventricolare da una barriera fibrosa che agisce come isolante, assicurando che l'impulso viene trasmesso solo attraverso il fascio AV.
Le fibre di Purkinje conducono dal nodo AV attraverso il fascio AV nei ventricoli, e sono costituiti da cellule considerevolmente più grandi di quelle miocardiche comuni. Tali cellule (o fibre) sono irregolari, voluminose, ed assumono contatti reciproci con desmosomi o giunzioni serrate, raramente con i tipici dischi intercalari. Le fibre di Purkinje trasmettono i potenziali d'azione a velocità circa 6 volte più grande di quella che registra nel comune muscolo ventricolare, 150 volte più grande di quelle delle fibre del nodo AV. Si ritiene che la rapida trasmissione da parte di tali fibre sia dovuto ad un livello molto alto della parmeabilità delle giunzioni comunicanti e dei dischi intercalari tra fibre di Pukinje successive. Quindi gli ioni passano facilmente da una cellula all'altra, aumentando la velocità di conduzione.
Quindi, il sistema di conduzione del cuore assicura l'impulso si diffonde in tutto il miocardio in maniera sincrona. La depolarizzazione della membrana cellulare causa la contrazione cardiaca, mentre la ripolarizzazione causa il rilassamento. Le continue depolarizzazioni e ripolarizzazioni causano le contrazioni cardiache ritmiche.
Fonte: youtube
L'impulso poi raggiunge il Nodo Atrioventricolare (AV), che ritarda la trasmissione verso i ventricoli. Tale ritardo lascia il tempo agli atri di contrarsi e svuotare il sangue nei ventricoli, ottimizzando cosi il riempimento ventricolare. Il ritardo, in questo tratto delle vie conduttive, è causato per lo più dal diminuito numero di giunzioni comunicanti tra cellule successive che risulta in una elevata resistenza alla conduzione degli ioni da una fibra all'altra. Pertanto, ciascuna cellula successiva si eccita più lentamente. Il fascio AV, in uno stato normale, presenta l'incapacità del potenziale di azione di viaggiare in senso retrogrado dai ventricoli agli atri, consentendo così una sola conduzione dagli atri ai ventricoli. Inoltre, il muscolo atriale e separato dal muscolo ventricolare da una barriera fibrosa che agisce come isolante, assicurando che l'impulso viene trasmesso solo attraverso il fascio AV.
Le fibre di Purkinje conducono dal nodo AV attraverso il fascio AV nei ventricoli, e sono costituiti da cellule considerevolmente più grandi di quelle miocardiche comuni. Tali cellule (o fibre) sono irregolari, voluminose, ed assumono contatti reciproci con desmosomi o giunzioni serrate, raramente con i tipici dischi intercalari. Le fibre di Purkinje trasmettono i potenziali d'azione a velocità circa 6 volte più grande di quella che registra nel comune muscolo ventricolare, 150 volte più grande di quelle delle fibre del nodo AV. Si ritiene che la rapida trasmissione da parte di tali fibre sia dovuto ad un livello molto alto della parmeabilità delle giunzioni comunicanti e dei dischi intercalari tra fibre di Pukinje successive. Quindi gli ioni passano facilmente da una cellula all'altra, aumentando la velocità di conduzione.
Quindi, il sistema di conduzione del cuore assicura l'impulso si diffonde in tutto il miocardio in maniera sincrona. La depolarizzazione della membrana cellulare causa la contrazione cardiaca, mentre la ripolarizzazione causa il rilassamento. Le continue depolarizzazioni e ripolarizzazioni causano le contrazioni cardiache ritmiche.
Fonte: youtube
domenica 9 novembre 2014
VIDEO Esame di Ritmica (Iusm)
Vi proponiamo un video riguardante l'esame di ritmica pratico dello Iusm (Istituto Universitario di Scienze Motorie di Roma). Nello specifico vengono utilizzati come attrezzi il cerchio e la palla.
Fonte: youtube
Fonte: youtube
venerdì 7 novembre 2014
Lo stiffness
Si Parla spesso di stretching, ma poche volte di stiffness, anche se riveste grande importanza nello stato di salute generale muscolare e non solo.
Si definisce stiffness la risposta efficace data da un muscolo ad una perturbazione meccanica del suo stato di riposo: la forza e la velocità cioè con cui un muscolo reagisce ad un movimento passivo improvviso ed inaspettato. A livello biomeccanico lo stiffness dipende in parte dalla tensione ed in parte dalla lunghezza muscolare al momento della perturbazione e ciò è collegato al rapporto forza/lunghezza, rapporto dinamico, in costante cambiamento per ogni singolo muscolo.
Più semplicemente lo stiffness è la rigidità con la quale il sistema muscolo-tendineo reagisce al carico applicato. L’unità del muscolo e del tendine può essere considerata come una molla in grado di accumulare energia nella fase di allungamento (stiramento muscolare) e restituirne in parte nella fase successiva (di accorciamento).
Più semplicemente lo stiffness è la rigidità con la quale il sistema muscolo-tendineo reagisce al carico applicato. L’unità del muscolo e del tendine può essere considerata come una molla in grado di accumulare energia nella fase di allungamento (stiramento muscolare) e restituirne in parte nella fase successiva (di accorciamento).
Quindi è necessario “allenare” lo stiffness con un lavoro muscolare legato alla forza, alla contrazione agonista-antagonista (inibizione reciproca), e alla cocontrazione muscolare (quando due muscoli agonisti ed antagonisti si contraggono in modo sinergico e comune). Flettendo il tronco, si potrebbe presumere che i muscoli addominali contraendosi inibiscano la contrazione della muscolatura posteriore della schiena, mentre invece in questo caso specifico, gli stessi contraendosi di riflesso aumentano lo stiffness.
Un eccessivo stiffness al contrario può causare dei problemi.
In un ripetuto traumatismo o lussazione ad una spalla, lo stiffness prodotto durante il movimento articolare potrà creare ipomobilità e un blocco dell'articolazione, inibendo appunto il gesto espressivo della spalla. Altro esempio di stiffness negativo è l’accorciamento della catena muscolare posteriore causato da errate posture lavorative o sportive estreme, che provocheranno appunto una inibizione del movimento muscolare profondo, causando nel tempo stati artrosici o degenerativi a livello articolare.
ALLENAMENTO Calcio, i giorni che precedono la preparazione
I giorni della preparazione atletica sono i più duri della stagione per ogni atleta, considerando anche il fatto che la maggior parte di questi si presentano al primo giorno di raduno completamente fuori forma. Non tutti hanno, infatti, la costanza e la volontà di allenarsi, o quanto meno tenersi in forma, durante le vacanze, estive o invernali che siano a seconda dello sport che si pratica.
Così di seguito vi propongo un programma di 'messa in moto' dedicato particolarmente a calciatori dilettanti: 6 giorni di allenamento a ritrmi medi, per poter arrivare al primo giorno di preparazione in condizioni accettabili, e magari incontrare meno difficoltà durante l'intera durata della preparazione atletica.
I GIORNO. 30' di corsa continua, cercando di mantenere un ritmo costante e senza pause.
3 serie di addominali da 2' - 30" recupero tra ogni serie. 10' di stretching, dedicando particolare attenzione allo scarico della schiena.
II GIORNO. Dedicato alla Corsa con Variazioni di Velocità. 10' di riscaldamento (corsa, mobilizzazione arti inferiori e superiori).
CCVV---> 5'2'5' (5' di lavoro con variazioni: 30" allungo al 60% - 30" recupero in corsa lenta/ 2' recupero/ 5' ripetizione lavoro).
III GIORNO. Dedicato alla Forza. 10' di riscaldamento (corsa leggera). 5 serie da 15 piegamenti sulle braccia; alla fine di ogni serie fare un allungo di 30m. 5 serie di Isometria (posizione sedia con schiena appoggiata al muro) da 30", dopo allungo di 30-40m.
10' di stretching e scarico della schiena.
IV GIORNO. Corsa con Variazioni Velocità. 10' riscaldamento (corsa leggera, esercizi di mobilizzazione arti inferiori). 7'3'7' (7' lavoro, 3' recupero, 7' lavoro------> le variazioni 15" allungo/15" recupero).
3 serie da 15 piegamenti sulle braccia. 3 serie da 30 addominali. 20" recupero ogni serie.
Stretching e scarico della schiena.
V GIORNO. 30' corsa continua. Dedicare 10' ai piegamenti sulle braccia ed agli addominali; altri 10' allo stretching.
VI GIORNO. Riposo, dedicare attenzione solo allo scarico della schiena ed allo stretching.
Luca Fatiga
Così di seguito vi propongo un programma di 'messa in moto' dedicato particolarmente a calciatori dilettanti: 6 giorni di allenamento a ritrmi medi, per poter arrivare al primo giorno di preparazione in condizioni accettabili, e magari incontrare meno difficoltà durante l'intera durata della preparazione atletica.
I GIORNO. 30' di corsa continua, cercando di mantenere un ritmo costante e senza pause.
3 serie di addominali da 2' - 30" recupero tra ogni serie. 10' di stretching, dedicando particolare attenzione allo scarico della schiena.
II GIORNO. Dedicato alla Corsa con Variazioni di Velocità. 10' di riscaldamento (corsa, mobilizzazione arti inferiori e superiori).
CCVV---> 5'2'5' (5' di lavoro con variazioni: 30" allungo al 60% - 30" recupero in corsa lenta/ 2' recupero/ 5' ripetizione lavoro).
III GIORNO. Dedicato alla Forza. 10' di riscaldamento (corsa leggera). 5 serie da 15 piegamenti sulle braccia; alla fine di ogni serie fare un allungo di 30m. 5 serie di Isometria (posizione sedia con schiena appoggiata al muro) da 30", dopo allungo di 30-40m.
10' di stretching e scarico della schiena.
IV GIORNO. Corsa con Variazioni Velocità. 10' riscaldamento (corsa leggera, esercizi di mobilizzazione arti inferiori). 7'3'7' (7' lavoro, 3' recupero, 7' lavoro------> le variazioni 15" allungo/15" recupero).
3 serie da 15 piegamenti sulle braccia. 3 serie da 30 addominali. 20" recupero ogni serie.
Stretching e scarico della schiena.
V GIORNO. 30' corsa continua. Dedicare 10' ai piegamenti sulle braccia ed agli addominali; altri 10' allo stretching.
VI GIORNO. Riposo, dedicare attenzione solo allo scarico della schiena ed allo stretching.
Luca Fatiga
giovedì 6 novembre 2014
VIDEO Agilità e coordinazione nel calcio
Ecco nel video di seguito una serie di esercizi da cui potranno prendere spunto allenatori e preparatori atletici impegnati nell'ambito calcistico, e non solo.
Fonte: youtube
CLICCA QUI PER VEDERE L'ALLENAMENTO DEL BASKET
CLICCA QUI PER VEDERE L'ALLENAMENTO DEL REAL MADRID
CLICCA QUI PER LEGGERE GLI APPUNTI DI TMA
Fonte: youtube
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VIDEO Esercizi di basket
Pochi giorni fa abbiamo proposto il video dell'allenamento del Real Madrid, inerente ovviamente all'ambito calcistico. Oggi vi proponiamo degli esercizi da cui prendere spunto per quanto riguarda il basket.
Fonte: youtube
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martedì 4 novembre 2014
VIDEO L'allenamento del Real Madrid
Prepatori atletici, c'è sempre da imparare, soprattutto dai migliori. Così vi proponiamo un allenamento dei "grandi" del Real Madrid oggi, provvederemo a fornirvi sempre più spesso i video di maggiore interesse di sedute di allenamento dalle quali prendere spunto.
Fonte: youtube
Clicca qui per leggere gli appunti di Teoria e Metodologia dell'Allenamento (TMA)
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lunedì 3 novembre 2014
PEDAGOGIA DELLO SPORT I valori
Oggi è riconosciuto che ed.fisica e sport hanno una grande
capacità di trasmissione dei valori, e si crede che svolgano la funzione di
antidoto nei confronti di alcuni pericoli sociali (droga). Però va detto che lo
sport può svolgere o non svolgere questa funzione. La PDS studia lo sport in relazione all’ homo educandus e giustifica le scelte
compiute per educarlo alla luce dei principi etici che vengono assunti per lo
svolgimento dell’attività motoria e sportiva, in relazione all’ homo sportivus. L’atto motorio sportivo
è sempre una manifestazione della cultura umana, implica una dimensione
corporea ed è accompagnato da implicazioni estetiche e morali che gli
attribuiscono un determinato valore sociale. Praticare ed insegnare lo sport presuppone una
responsabilità per sé e per gli altri. L’educazione è sempre connessa con i
valori, che rappresentano il punto di partenza, il contenuto e il fine
dell’educazione (Brezinka). Quindi
l’educazione attuata attraverso lo sport deve intervenire su atteggiamenti e
comportamenti, utilizzando gioco e motricità per far assumere all’educando i
valori ritenuti indispensabili per permettergli un corretto stile di vita e una
soddisfacente relazione con gli altri.
Lo sport oggi si dimostra ambiguo nella trasmissione dei
valori. Secondo Isidori esistono 3 tipi di valori: valori puri, controvalori o disvalori, valori misti.
Valori puri:
garantiscono rispetto della dignità della persona, contribuiscono al suo
sviluppo individuale e a quello della convivenza umana.
Controvalori o
disvalori: derivano dalla natura bipolare che caratterizza la struttura
dei valori sportivi, che fa si che ad ogni valore individuato corrisponda un
concetto opposto, in contraddizione con il precedente.
Valori misti:
valori neutri che possono essere puri o controvalori, a seconda del modo in cui
vengono presentati e fatti evolvere dagli agenti sociali.
Fondamentale il ruolo del contesto, per far in modo che i valori misti non degenerino e si
trasformino in valori pure. Lo sport ha sempre come fine il miglioramento della
vita materiale dell’uomo; i valori dello sport trovano quindi la loro sintesi
nel concetto di persona umana.
CLICCA QUI PER LEGGERE L'INTRODUZIONE ALLA PEDAGOGIA DELLO SPORT
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Introduzione alla Pedagogia dello Sport
Il termine “pedagogia dello sport” è utilizzato in Germania
a partire dagli anni ’70 per indicare il sapere che si occupa dei problemi
educativi dell’attività motoria e sportiva; il primo ad usare questo termine è Ommo Grupe.
Il termine ha tuttavia un’origine più antica, utilizzato già
da Pierre de Coubertin, in Pedagogie
sportive, trattando l’alto valore sociale e morale dell’esercizio fisico.
Il termine educazione
fisica appariva troppo legato alle pedagogie dei regimi totalitari, il
termine “pedagogia dello sport” aveva il compito di rompere con il concetto tradizionale
di educazione fisica; un nuovo modello epistemologico e culturale che dava
rilevanza all’approfondimento delle conoscenze, alla formazione di competenze
specifiche.
Il termine PDS può essere interpretato come la continuazione
di una tradizione pedagogica risalente al XVII ed al XVIII secolo, che vede
l’interesse di alcuni dei più importanti filosofi del tempo: Locke, Rousseau,
Basedow, Pestalozzi. I loro pensieri influenzeranno il pensiero di molti
educatori del XIX secolo, i quali daranno vita ad alcune delle più importanti
scuole nazionali: inglese, tedesca, francese, svedese ed italiana.
PDS ha rimandato sempre ad una dimensione
essenzialmente pratica del corpo. PDS
paragonato a “educazione fisica” presenta il vantaggio di esprimere due
concetti supplementari: una duplice prospettiva che valorizza e incrementa non
solo l’azione pratica educativa, ma anche una riflessione teorica su di essa;
il distacco netto dalle pratiche e dai concetti applicati all’educazione fisica
del passato.
Sport ha una
derivazione latina (da deportare) e
romanza (dal francese antico desport).
È importante capire il rapporto tra educazione fisica e PDS, si possono
identificare cinque punti di vista.
1.
sport ed educazione fisica rappresentano due
fenomeni completamente separati.
2.
Sport ed educazione fisica si identificano.
3.
Sport ed educazione fisica rappresentano due
fenomeni distinti
4.
Lo sport è un fenomeno più vasto dell’educazione
fisica
5.
L’educazione fisica contiene lo sport.
La prima posizione sembra oggi del tutto superata, la
seconda si identifica spesso con quella dei giovani che hanno poco conosciuto
il valore educativo dell’educazione fisica. La terza era la più in voga negli
anni ’70; la quarta è tipica della società moderna. La quinta sembra una
posizione tipica dell’insegnante di educazione fisica tradizionale.
Mancano attualmente ricerche, sia in ambito italiano che
europeo, sulla diffusione e sull’assunzione di questi punti di vista della
popolazione. Bisogna chiarire a se stessi quale posizione assumere rispetto a
questi punti, ciò rappresenta il primo passo per prendere coscienza dei
significati personali che ciascuno assegna allo sport ed all’educazione fisica.
Quando si parla di PDS si assume come punto di vista la seconda posizione.
Il concetto di sport presenta due innegabili vantaggi:
rappresenta un termine polisemico nel lessico internazionale; racchiude in se i
3 concetti fondamentali di corpo,
movimento e gioco.
L’educazione fisica è una forma dell’educazione umana
realizzata attraverso corpo e movimento, al quale si associa la lucidità per
raggiungere i fini educativi che si propone. Partendo dall’idea che la
pedagogia è innanzitutto teoria e pratica dell’educazione, l’espressione PDS
può essere sciolta come scienza teorica e pratica dell’educazione motoria e
sportiva. La PDS ricolloca l’uomo al centro del processo educativo in quanto
essere corporeo che apprende giocando e compiendo azioni motorie. La pedagogia
dello sport apre possibilità nuove alla formazione umana, all’apprendimento
critico ed all’allenamento delle abilità specifiche. Permette di valorizzare il
corpo, si parla di un corpo vissuto nel
quale convivono in perfetta armonia sia la dimensione biologica sia quella
culturale, che acquista il suo senso più alto nell’attività motoria e nello
sport. Essa è una scienza che intende aiutare la persona umana a sviluppare le
proprie risorse e capacità nei vari contesti sportivi. La pedagogia dello sport
si configura come una scienza educativa
dell’azione motoria.
Dunque la PDS è una pedagogia applicata e specialistica,
derivata da una scienza madre, che si occupa delle possibilità di azioni
intenzionali e non, dei valori, dei limiti dell’educazione attraverso lo sport
nei vari contesti. Il problema maggiore di questa pedagogia sta nelle
definizione dell’oggetto che vuole indagare.
Lo sport è un fenomeno complesso, mutevole e talvolta
evanescente. Questa mancanza di definizione formale impedisce l’individuazione
di prospettive chiare di interpretazione pedagogica. Uno dei compiti
fondamentali della pedagogia dello sport è quello di stabilire le basi teoriche
che definiscono la pratica educativa della attività motorie e sportive. Mira a
sviluppare conoscenze che responsabilizzino l’uomo nella pratica dello sport e
dell’attività motoria. La PDS studia lo sport nei vari contesti dell’educazione
e si occupa di ciò che fanno, dovrebbero fare i principali agenti educativi per
favorire l’educazione motoria e sportiva (pedagogia sociale dello sport).
Acquista notevole rilevanza l’aspetto teorico dell’educazione dello sport. La PDS si sviluppa oggi su almeno 3 piani:
1.
studio e creazione di nuovi significati
educativi;
2.
di ricerca orientato empiricamente sulla partica
pedagogica;
3.
di discussione e di avviamento allo sport.
La PDS si configura come una scienza che si occupa dei
valori, dei problemi morali e dell’educazione dello sport in relazione ai
condizionamenti economici e culturali legati ai processi di globalizzazione in
atto sul pianeta. È una scienza critica dell’emancipazione dell’uomo che si
realizza o deve realizzarsi attraverso lo sport praticato nella società
contemporanea.
La PDS partecipa
contemporaneamente sia allo statuto epistemologico delle scienze dell’educazione,
sia a quello delle scienze dello sport. Oggi questa punta ad essere
riconosciuta come delle scienze dell’educazione. Auspica per se stessa maggiore
dignità e un riconoscimento scientifico e un posto più rilevante nell’ambito
delle scienze dello sport; attualmente ha questo spazio nelle scienze dello
sport riconosciuto a livello internazionale. Si è sempre collocata tra i campi
teorici dello sport (come la medicina dello sport, o la filosofia dello sport);
a queste scienze “classiche” se ne sono aggiunte altre con il tempo, come
l’economia dello sport o il menagement, o anche il diritto sportivo, la scienza
politica dello sport e la tecnica dello sport.
Le scienze dello sport, come le scienze dell’educazione,
sono espressione di una pluralità, diversità e complessità di prospettive ed
approcci, di problematiche e temi, di concetti e conoscenze. Esse rappresentano
un insieme di scienze che si occupano sotto punti di vita diversi di uno stesso
argomento, lo sport, inteso nel senso ampio che gli è stato attribuito.
La PDS, attraverso gli apporti provenienti dalle altre
scienze dello sport, analizza, interpreta e comprende le differenti forme dello
sport alla luce pedagogica. Riflette sul senso dello sport come pratica di
formazione ed educazione; nel fungere da spazio di confluenza di saperi
pedagogici; nell’unificare tendenze centrifughe delle scienze dello sport; nel
fornire un’immagine critica dei problemi che sport e attività motoria
prospettano nell’attuale società; nel veicolare l’etica nelle scienze dello
sport. Etica che è il fondamento principale delle scienze dello sport. La PDS
ha una funzione sull’attività motoria e sullo sport di linea guida e di
vigilanza critica, che la pongono come un
osservatore etico. La PDS si pone come scienza
omnicomprensiva e generale, che studia l’uomo in quanto educando e lo sport
in quanto strumento di educazione.
MEDICINA Cancro, è la fine della chemioterapia
La ricerca sul cancro non si ferma mai. L’ultima scoperta è tutta made in Italy. Un team di scienziati italiani dell’Istituto di Candiolo, in provincia di Torino, ha scoperto un nuovo farmaco, il PLX472O, che potrebbe rivoluzionare le cure utilizzate contro il tumore. Coordinati da Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Genetica Molecolare, e Federico Bussolino, Direttore Scientifico della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, gli scienziati hanno sperimentato un farmaco in grado di attaccare direttamente le sole cellule tumorali, e di frenare la riproduzione di altre cellule malate. Una vera e propria innovazione nella cura del cancro, visto che attualmente i metodi chemioterapici utilizzati colpiscono tutte le cellule dell’organismo, anche sane, non solo quelle tumorali.
In particolare, lo studio pubblicato su Proceedings of National Academy (Pnas), e portato avanti dai ricercatori italiani, ha analizzato la mutazione di un gene, chiamato BRAF, responsabile della proliferazione incontrollata di alcuni tipi di cancro, esaminando inoltre i risultati di un farmaco il PLX472O, il cui uso è autorizzato negli Stati Uniti, ma non ancora in Europa. Il farmaco avrebbe la straordinaria capacità di colpire direttamente le sole cellule tumorali ed evitarne il riformarsi. Le sperimentazioni finora effettuate per la cura del melanoma hanno dato risultati soddisfacenti e la terapia a bersaglio molecolare, in futuro, potrebbe diventare la strada da percorrere nella lotta contro il cancro. «Si è accertato – spiegano Alberto Bardelli e Federico Bussolino – che il Plx472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma ha anche un effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore. Questo eccezionale farmaco – continuano i ricercatori – migliora la perfusione ematica del tumore e l’ossigenazione con due conseguenze: facilitare l’arrivo di altri farmaci al tumore, consentendo di ridurre le dosi di chemioterapici utilizzati nel trattamento, e migliorare l’ossigenazione del tessuto riducendo l’ipossia, appunto la mancanza di ossigeno, solitamente causa della maggiore aggressività della malattia e della comparsa di metastasi. Questa scoperta – sottolineano Bardelli e Bussolino – rivoluziona le prospettive delle attuali terapie antiangiogenetiche, utilizzate ampiamente nel trattamento di molti tumori solidi, dimostrando che è possibile intervenire sull’angiogenesi tumorale non solo inibendola, ma anche cambiando e migliorando le caratteristiche funzionali del sistema vascolare del tumore. Questa scoperta – concludono Bardelli e Bussolino – è un’ulteriore tappa nella lotta contro il cancro, che si sta globalizzando e allarga il fronte, avendo compreso la necessità di studiare e colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale ed il microambiente che la circonda. Infatti, il destino di un tumore verso una veloce progressione, o nel permanere in uno stato di quiescenza, dipende sia dalle caratteristiche genetiche della cellula neoplastica sia dalle molecole e dei vasi sanguigni che circondano il tumore». Insomma intervenendo direttamente sulle cellule malate e bloccandone la riproduzione si riuscirebbero a stroncare velocemente i tumori. La speranza, come accade sempre a seguito di nuove scoperte in campo medico, è che i nuovi farmaci riescano ad essere utilizzati concretamente quanto prima e non rimanere solamente allo stato di ricerca.
Fonti:
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In particolare, lo studio pubblicato su Proceedings of National Academy (Pnas), e portato avanti dai ricercatori italiani, ha analizzato la mutazione di un gene, chiamato BRAF, responsabile della proliferazione incontrollata di alcuni tipi di cancro, esaminando inoltre i risultati di un farmaco il PLX472O, il cui uso è autorizzato negli Stati Uniti, ma non ancora in Europa. Il farmaco avrebbe la straordinaria capacità di colpire direttamente le sole cellule tumorali ed evitarne il riformarsi. Le sperimentazioni finora effettuate per la cura del melanoma hanno dato risultati soddisfacenti e la terapia a bersaglio molecolare, in futuro, potrebbe diventare la strada da percorrere nella lotta contro il cancro. «Si è accertato – spiegano Alberto Bardelli e Federico Bussolino – che il Plx472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma ha anche un effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore. Questo eccezionale farmaco – continuano i ricercatori – migliora la perfusione ematica del tumore e l’ossigenazione con due conseguenze: facilitare l’arrivo di altri farmaci al tumore, consentendo di ridurre le dosi di chemioterapici utilizzati nel trattamento, e migliorare l’ossigenazione del tessuto riducendo l’ipossia, appunto la mancanza di ossigeno, solitamente causa della maggiore aggressività della malattia e della comparsa di metastasi. Questa scoperta – sottolineano Bardelli e Bussolino – rivoluziona le prospettive delle attuali terapie antiangiogenetiche, utilizzate ampiamente nel trattamento di molti tumori solidi, dimostrando che è possibile intervenire sull’angiogenesi tumorale non solo inibendola, ma anche cambiando e migliorando le caratteristiche funzionali del sistema vascolare del tumore. Questa scoperta – concludono Bardelli e Bussolino – è un’ulteriore tappa nella lotta contro il cancro, che si sta globalizzando e allarga il fronte, avendo compreso la necessità di studiare e colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale ed il microambiente che la circonda. Infatti, il destino di un tumore verso una veloce progressione, o nel permanere in uno stato di quiescenza, dipende sia dalle caratteristiche genetiche della cellula neoplastica sia dalle molecole e dei vasi sanguigni che circondano il tumore». Insomma intervenendo direttamente sulle cellule malate e bloccandone la riproduzione si riuscirebbero a stroncare velocemente i tumori. La speranza, come accade sempre a seguito di nuove scoperte in campo medico, è che i nuovi farmaci riescano ad essere utilizzati concretamente quanto prima e non rimanere solamente allo stato di ricerca.
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