Studenti ed ex studenti IUSM, vi proponiamo il link del Settore Tecnico di Coverciano riguardante i corsi da Preparatore atletico e da allenatore che si terranno in tutta Italia nel futuro prossimo, nella speranza vi possano essere utili.
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Appunti di Scienze Motorie
sabato 29 novembre 2014
sabato 22 novembre 2014
VIDEO 16 modi per fare i piegamenti
Vi proponiamo un video con "16 modi per fare i piegamenti", realizzato da Lorenzo D'Orazio, personal trainer ed ex studente Iusm, che sembra ormai aver trovato la sua strada dopo essersi laureato.
Fonte: youtube
Fonte: youtube
Prevenzioni e rimedi per gli inforunii comuni nel calcio amatoriale
Quando un paziente che pratica a livello amatoriale il calcio o il calcetto parla al suo medico della propria attività sportiva dice abitualmente “…sa dottore, gioco solo una volta a settimana, così, tra amici…”.
Con questo vorrebbe sottolineare lo scarso impegno necessario rispetto a un professionista per partecipare a quelle partitelle, così diffuse nel nostro territorio, che spesso per motivi di affitto degli impianti devono necessariamente essere espletate nel giro di 60 minuti.
Con questo vorrebbe sottolineare lo scarso impegno necessario rispetto a un professionista per partecipare a quelle partitelle, così diffuse nel nostro territorio, che spesso per motivi di affitto degli impianti devono necessariamente essere espletate nel giro di 60 minuti.
L’ignaro paziente non conosce invece i rischi che si nascondono dietro una attività “improvvisata”, intrapresa senza una adeguata preparazione, e che spesso vede coinvolti impiegati, professionisti, lavoratori che dedicano pochi momenti a settimana alla propria salute sperando di mantenersi in forma.
Qual possono essere gli errori più frequenti e quali gli incidenti che si prospettano al cosiddetto sportivo amatoriale? E quali i rimedi e le misure preventive più opportune per evitare che stiramenti muscolari, distorsioni articolari e vesciche varie tormentino i sogni dei nostri sportivi occasionali?
Qual possono essere gli errori più frequenti e quali gli incidenti che si prospettano al cosiddetto sportivo amatoriale? E quali i rimedi e le misure preventive più opportune per evitare che stiramenti muscolari, distorsioni articolari e vesciche varie tormentino i sogni dei nostri sportivi occasionali?
Il nostro organismo è un sofisticato sistema che ha la caratteristica di mettersi in equilibrio (omeostasi) nello stato che più spesso è impegnato a mantenere nel corso della nostra vita. Ecco il motivo per cui un impiegato abituato a lavorare per molte ore seduto alla scrivania avrà un aspetto esteriore e delle prestazioni atletiche sicuramente differenti da un individuo che fa dello sport la propria professione.
SOVRACCARICO: se ci troviamo occasionalmente a giocare più di una partitella a settimana quando siamo invece abituati di solito a farne solo una nel week end, ci troveremo in breve tempo pieni di dolori muscolari, tendinei, della colonna. Questo fenomeno è dovuto alla incapacità del nostro corpo di recuperare in breve tempo dallo sforzo, inusuale, necessario per correre, saltare, calciare.
Rimedi: il modo migliore per recuperare dal dolore muscolare è quello di effettuare una attività prolungata (come la cyclette o la corsa lenta) per circa 20 minuti seguita da esercizi di allungamento (stretching). Possono in questo caso essere utili massaggi e cure fisioterapiche.
Prevenzione: consiste solamente nell’allenamento graduale, che intende abituare il nostro corpo a rispondere in tempo più breve agli stimoli riparativi che provoca lo sport effettuato con intensità.
TRAUMA DISTORSIVO: è un evento imprevedibile che sollecita istantaneamente una nostra articolazione (ad esempio la caviglia o il ginocchio) portandola oltre i limiti del movimento normale. Questo può causare lesioni dei legamenti e della capsula articolare che si manifestano con dolore, gonfiore, ecchimosi e, talvolta con instabilità.
Rimedi: l’acronimo RICE sintetizza cosa fare: Rest (riposo), Ice (ghiaccio, non a contatto diretto sulla pelle: attenzione alle ustioni da perfrigerazione), Compression (bendaggio elastico ben imbottito), Elevation (arto in scarico, cioè più in alto del centro di ritorno venoso, rappresentato dal nostro ombelico).
Ovviamente nei casi più gravi è sempre opportuno rivolgersi presso un pronto soccorso per effettuare, se necessario gli opportuni esami radiografici per escludere fratture.
Ovviamente nei casi più gravi è sempre opportuno rivolgersi presso un pronto soccorso per effettuare, se necessario gli opportuni esami radiografici per escludere fratture.
Prevenzione: fondamentale essere abituati alla gestualità sportiva specifica. Chi non pratica mai lo sport ha molte più possibilità di farsi male rispetto a chi invece si allena quotidianamente. Inoltre esistono molti esercizi definiti come “propriocettivi” che hanno la finalità di migliorare il nostro equilibrio.
LESIONE MUSCOLARE: L’atleta avverte una fitta dolorosa istantanea a livello di una regione muscolare (coscia, polpaccio…) seguita da una sensazione di ipotenza funzionale.
Rimedi: anche in questo caso interrompere subito l’attività sportiva e cercare di applicare freddo (non più di 20 minuti ad intermittenza) ed eventualmente una compressione locale. Questo in attesa di un esame diagnostico, generalmente una ecografia (meglio se eseguita dopo almeno 48 ore: si visualizza meglio la lesione).
Prevenzione: due metodiche su tutte: “core stability” (cioè una serie di esercizi per il potenziamento dei muscoli della parete addominale e dorsale con instabilità che si possono effettuare ad esempio con fit ball o TRX o altre metodiche) e potenziamento eccentrico (allenamento del muscolo a resistere ad una contrazione in allungamento, come nel nordic hamstring, esercizio che si esegue da inginocchiati con resistenza sui talloni cercando di opporsi alla caduta in avanti del proprio corpo. Si stima che la pratica costante di esercizi di questo tipo sia in grado di ridurre di almeno il 20% gli infortuni.
VESCICHE: Anche se meno gravi, possono causare molti disturbi e addirittura
costringere all’interruzione temporanea della pratica sportiva.
Rimedi: Una volta formata la vescica può essere evacuata (svuotata), ma solo con materiale sterile e dopo accurata disinfezione per evitare rischiose infezioni.
Prevenzione: un’adeguata protezione con calze tecniche (con imbottiture o densità differenti nelle zone di attrito), calzature sportive già usate in precedenza, eventuale protezione di zone delicate con cerotti speciali che formano come uno strato di seconda pelle ed una accurata igiene del piede e delle unghie sono rimedi di base fondamentali.
Riassumendo, l’attività sportiva, anche amatoriale o occasionale tra amici, dovrebbe non essere improvvisata. Sarebbe opportuno pertanto riuscire ad effettuare almeno due allenamenti settimanali ed effettuare un buon riscaldamento (anche di pochi minuti) prima dell’incontro di calcio o calcetto che, ricordiamoci, anche se amatoriale, rappresenta comunque per il nostro organismo un momento di elevato impegno fisico. Cerchiamo quindi di godere degli indubbi benefici di una attività fisica eseguita con costanza e di prevenire infortuni e lesioni da sovraccarico rispettando alcune regole fondamentali per la pratica di qualsiasi attività sportiva.
Prof. Angelo De Carli, medico della Nazionale di Calcio Italiana Under 21
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sabato 15 novembre 2014
TRAUMATOLOGIA La fascite plantare
La fascite plantare è la più comune causa di dolore calcaneare, comunemente detta tallonite. Si manifesta soprattutto tra gli sportivi ed è causata dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
E' fondamentale analizzare l'anatomia del piede per capire la causa d'origine ed individuare gli adeguati trattamenti.
Il legamento arquato è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento gioca un ruolo fondamentale nella corsa e nella deambulazione.
Quando si diagnostica una fascite plantare il legamento arquato è infiammato a causa di un eccessivo utilizzo. Il dolore inizialmente è localizzato nella zona calcaneare, per poi estendersi verso l'avampiede, risparmiando solamente le dita dei piedi.
Fattori predisponenti. Può derivare da più fattori combinati, quali piedi piatti o cavi, obesità, allenamenti inadeguati o debolezza di alcuni muscoli (peroneo, tibiale posteriore, gastrocnemio). A questi bisogna aggiungere un errato abbigliamento (scarpe troppo strette o troppo larghe).
Diagnosi. Non sono necessarie indagini strumentali per verificare l'entità dell'infiammazione, sebbene sono utili per escludere ulteriori problemi.
Sintomi. Il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra, infiammandosi: ciò produce dolore anche nelle attività comuni, quali camminare o salire le scale. Il sintomo principale è il dolore al risveglio, che tende a sparire velocemente, per poi tornare nel corso della giornata.
In ambito sportivo il dolore è forte durante le fasi di riscaldamento, si attenua durante la prestazione per tornare più intenso alla fine di questa.
Sono a rischio corridori di fondo, saltatori e calciatori.
Cura e trattamento. Il trattamento si basa su una fase iniziale di completo riposo, con applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante.
Sono fondamentali esercizi di stretching per allungare la zona plantare, sia da in piedi che da seduti, con l'aiuto di elastici.
Allo stretching bisogna abbinare esercizi durante i quali si deve applicare pressione con la pianta del piede ad una pallina da tennis, per ristabilire l'arco plantare.
Tutori notturni possono essere di grande aiuto, come anche il massaggio della volta plantare.
Tempi di recupero. Seguendo attentamente i passaggi elencati (riposo, ghiaccio, stretching), nell'arco di 4-8 settimane si potranno apprezzare i primi miglioramenti, con la possibilità di riapprocciarsi con cautela all'attività sportiva, da prima con carichi bassi. Nei casi più estremi ci può volere anche un anno per poter recuperare completamente, o può addirittura diventare necessario l'intervento chirurgico.
Trattasi, però, di un intervento complicato, con dei tempi di recupero che vanno dagli 8 ai 12 mesi.
Per saperne di più:
http://www.my-personaltrainer.it/fascite_plantare.html
http://www.my-personaltrainer.it/fascite-plantare.html
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E' fondamentale analizzare l'anatomia del piede per capire la causa d'origine ed individuare gli adeguati trattamenti.
Il legamento arquato è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento gioca un ruolo fondamentale nella corsa e nella deambulazione.
Quando si diagnostica una fascite plantare il legamento arquato è infiammato a causa di un eccessivo utilizzo. Il dolore inizialmente è localizzato nella zona calcaneare, per poi estendersi verso l'avampiede, risparmiando solamente le dita dei piedi.
Fattori predisponenti. Può derivare da più fattori combinati, quali piedi piatti o cavi, obesità, allenamenti inadeguati o debolezza di alcuni muscoli (peroneo, tibiale posteriore, gastrocnemio). A questi bisogna aggiungere un errato abbigliamento (scarpe troppo strette o troppo larghe).
Diagnosi. Non sono necessarie indagini strumentali per verificare l'entità dell'infiammazione, sebbene sono utili per escludere ulteriori problemi.
Sintomi. Il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra, infiammandosi: ciò produce dolore anche nelle attività comuni, quali camminare o salire le scale. Il sintomo principale è il dolore al risveglio, che tende a sparire velocemente, per poi tornare nel corso della giornata.
In ambito sportivo il dolore è forte durante le fasi di riscaldamento, si attenua durante la prestazione per tornare più intenso alla fine di questa.
Sono a rischio corridori di fondo, saltatori e calciatori.
Cura e trattamento. Il trattamento si basa su una fase iniziale di completo riposo, con applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante.
Sono fondamentali esercizi di stretching per allungare la zona plantare, sia da in piedi che da seduti, con l'aiuto di elastici.
Allo stretching bisogna abbinare esercizi durante i quali si deve applicare pressione con la pianta del piede ad una pallina da tennis, per ristabilire l'arco plantare.
Tutori notturni possono essere di grande aiuto, come anche il massaggio della volta plantare.
Tempi di recupero. Seguendo attentamente i passaggi elencati (riposo, ghiaccio, stretching), nell'arco di 4-8 settimane si potranno apprezzare i primi miglioramenti, con la possibilità di riapprocciarsi con cautela all'attività sportiva, da prima con carichi bassi. Nei casi più estremi ci può volere anche un anno per poter recuperare completamente, o può addirittura diventare necessario l'intervento chirurgico.
Trattasi, però, di un intervento complicato, con dei tempi di recupero che vanno dagli 8 ai 12 mesi.
Per saperne di più:
http://www.my-personaltrainer.it/fascite_plantare.html
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mercoledì 12 novembre 2014
VIDEO Il ritmo cardiaco e le aritmie
Cosa sono le aritmie? Ecco un video capace di spiegarci tutto.
Fonte: lospettacolodelcuore.it - youtube
Fonte: lospettacolodelcuore.it - youtube
martedì 11 novembre 2014
VIDEO Anatomia e fisiologia del cuore
Questo video tratta del sistema di conduzione del cuore. Esso assicura che lo stimolo elettrico si diffonde in maniera sincrona in tutto il miocardio, il che ottimizza il riempimento del cuore e la sua capacità di spingere il sangue efficacemente. Le contrazioni cardiache sono controllate da un gruppo di cellule denominate Nodo del Seno, che generano l'impulso o depolarizzazione. Le estremità del Nodo del Seno si connettono direttamente con le fibre della muscolatura circostante; quindi, i potenzili di azione che si originano nel Nodo del Seno viaggiano verso l'esterno a raggiungono le fibre muscolari atriali.
L'impulso poi raggiunge il Nodo Atrioventricolare (AV), che ritarda la trasmissione verso i ventricoli. Tale ritardo lascia il tempo agli atri di contrarsi e svuotare il sangue nei ventricoli, ottimizzando cosi il riempimento ventricolare. Il ritardo, in questo tratto delle vie conduttive, è causato per lo più dal diminuito numero di giunzioni comunicanti tra cellule successive che risulta in una elevata resistenza alla conduzione degli ioni da una fibra all'altra. Pertanto, ciascuna cellula successiva si eccita più lentamente. Il fascio AV, in uno stato normale, presenta l'incapacità del potenziale di azione di viaggiare in senso retrogrado dai ventricoli agli atri, consentendo così una sola conduzione dagli atri ai ventricoli. Inoltre, il muscolo atriale e separato dal muscolo ventricolare da una barriera fibrosa che agisce come isolante, assicurando che l'impulso viene trasmesso solo attraverso il fascio AV.
Le fibre di Purkinje conducono dal nodo AV attraverso il fascio AV nei ventricoli, e sono costituiti da cellule considerevolmente più grandi di quelle miocardiche comuni. Tali cellule (o fibre) sono irregolari, voluminose, ed assumono contatti reciproci con desmosomi o giunzioni serrate, raramente con i tipici dischi intercalari. Le fibre di Purkinje trasmettono i potenziali d'azione a velocità circa 6 volte più grande di quella che registra nel comune muscolo ventricolare, 150 volte più grande di quelle delle fibre del nodo AV. Si ritiene che la rapida trasmissione da parte di tali fibre sia dovuto ad un livello molto alto della parmeabilità delle giunzioni comunicanti e dei dischi intercalari tra fibre di Pukinje successive. Quindi gli ioni passano facilmente da una cellula all'altra, aumentando la velocità di conduzione.
Quindi, il sistema di conduzione del cuore assicura l'impulso si diffonde in tutto il miocardio in maniera sincrona. La depolarizzazione della membrana cellulare causa la contrazione cardiaca, mentre la ripolarizzazione causa il rilassamento. Le continue depolarizzazioni e ripolarizzazioni causano le contrazioni cardiache ritmiche.
Fonte: youtube
L'impulso poi raggiunge il Nodo Atrioventricolare (AV), che ritarda la trasmissione verso i ventricoli. Tale ritardo lascia il tempo agli atri di contrarsi e svuotare il sangue nei ventricoli, ottimizzando cosi il riempimento ventricolare. Il ritardo, in questo tratto delle vie conduttive, è causato per lo più dal diminuito numero di giunzioni comunicanti tra cellule successive che risulta in una elevata resistenza alla conduzione degli ioni da una fibra all'altra. Pertanto, ciascuna cellula successiva si eccita più lentamente. Il fascio AV, in uno stato normale, presenta l'incapacità del potenziale di azione di viaggiare in senso retrogrado dai ventricoli agli atri, consentendo così una sola conduzione dagli atri ai ventricoli. Inoltre, il muscolo atriale e separato dal muscolo ventricolare da una barriera fibrosa che agisce come isolante, assicurando che l'impulso viene trasmesso solo attraverso il fascio AV.
Le fibre di Purkinje conducono dal nodo AV attraverso il fascio AV nei ventricoli, e sono costituiti da cellule considerevolmente più grandi di quelle miocardiche comuni. Tali cellule (o fibre) sono irregolari, voluminose, ed assumono contatti reciproci con desmosomi o giunzioni serrate, raramente con i tipici dischi intercalari. Le fibre di Purkinje trasmettono i potenziali d'azione a velocità circa 6 volte più grande di quella che registra nel comune muscolo ventricolare, 150 volte più grande di quelle delle fibre del nodo AV. Si ritiene che la rapida trasmissione da parte di tali fibre sia dovuto ad un livello molto alto della parmeabilità delle giunzioni comunicanti e dei dischi intercalari tra fibre di Pukinje successive. Quindi gli ioni passano facilmente da una cellula all'altra, aumentando la velocità di conduzione.
Quindi, il sistema di conduzione del cuore assicura l'impulso si diffonde in tutto il miocardio in maniera sincrona. La depolarizzazione della membrana cellulare causa la contrazione cardiaca, mentre la ripolarizzazione causa il rilassamento. Le continue depolarizzazioni e ripolarizzazioni causano le contrazioni cardiache ritmiche.
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domenica 9 novembre 2014
VIDEO Esame di Ritmica (Iusm)
Vi proponiamo un video riguardante l'esame di ritmica pratico dello Iusm (Istituto Universitario di Scienze Motorie di Roma). Nello specifico vengono utilizzati come attrezzi il cerchio e la palla.
Fonte: youtube
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